Economia, produzione e lavoroEconomia, produzione e lavoroEditoriale

Una giunta regionale senza pudore sulla crescita della occupazione.

Il presidente Marsilio su dati Istat: ‘Occupazione in crescita del 4,5%, anche grazie al lavoro svolto dalla giunta’. Queste dichiarazioni erano facilmente prevedibili visto che nel III trimestre 2024 i dati sull’occupazione in Abruzzo hanno evidenziato dati strabilianti. Ce li ha ricordati il dott. Aldo Ronci con il suo Report: IL MERCATO DEL LAVORO IN ABRUZZO, dove  con un frontespizio sintetico, ma estremamente preciso, ci comunica che:  Sono risultati che, non si capisce con quali meriti, il Presidente assegna all’azione del suo “governare”, visto che nemmeno a riesce a spiegare attraverso “cosa, come, quanto”, visto che questa situazione ha il merito di alimentare solo  tante domande. Una per tutte è quella di chiedersi come è stata possibile questa crescita di occupazione, a fronte ad un PIL catastrofico, ad una produzione  industriale in calo permanente, ad una chiusura costante di piccole e micro imprese e, soprattutto, in una stagione da export da brividi.  Ma prima verrebbe la voglia di ricercare le “note di scusa”, sui dati negativi precedenti , sempre Istat, da parte del presidente, come spiegato, in una nostra precedente analisi sul mercato del Lavoro abruzzese, dove  abbiamo annotato come, tra il IV trimestre 2023 e il II trimestre 2024, ci sia stato un  numero di occupati che  aveva subito una flessione di ben 12.000 unità.  Nulla di tutto questo. Giunge oggi grazie ad una crescita “straordinaria”, del tutto inattesa. Ventiduemila  occupati in più numero che, giunge dopo anni di “apprensione” su dati occupazionali regionali, segnati sempre da decrementi costanti. Forse è arrivata l’alba del risveglio, visto che si esplicita un forte recupero ?.  La storia ci racconta una situazione diversa, anche perché in un periodo vicino, come il  I° semestre 2024,   si manifestava un quadro negativo dovuto alla flessione, già citata,  del numero delle , accompagnato da  un  export portatore di un incremento di 106 milioni che evidenziano come   l’automotive, continuava nel suo crollo, con un risultato complessivo salvato dall’incremento del farmaceutico che apportava 281 milioni al risultato complessivo. Il punto da chiarire è che questi dati negativi si confermano, come spiega un altro recente  Report sull’EXPORT IN ABRUZZO NEI PRIMI 9 MESI 2024 elaborati, sempre dal nostro Dott Ronci, per conto della CNA Abruzzo, dove dobbiamo annotare che: PRIMO si registra  un decremento di 221 milioni corrispondente a ‐2,9% a fronte di una decrescita nazionale dello 0,7%; SECONDO si  evidenzia che l’automotive, uno dei due pilastri dell’export abruzzese, è crollato ulteriormente registrando una decrescita di 478 milioni che fa si che all’ export dei mezzi di trasporto manchi un miliardo ( 1.073 milioni) per raggiungere lo stesso livello del 2019.  Ma l’aggravante (in questa fase)  è che il farmaceutico, l’altro pilastro, pur apportando un incremento di 225 milioni non riesce a salvare il risultato complessivo;  TERZO, e meno male, emerge   una dinamica dei prodotti alimentari molto vivace con incrementi che portano al 1° posto  l’olio, al 3°   il vino e al 4° posto la pasta.  Resta da annotare che decresce il valore del “ volume medio dell’export abruzzese è troppo esiguo, anzi  in questo III Trimestre dell’anno 2024 l’ammontare di esso, riferito ad ogni singola impresa è poco più della metà di quello nazionale”.  È del tutto evidente che questa fotografia ci restituisce un sistema economico collocato in una  situazione di oggettiva difficoltà. Tale difficoltà, come già detto altre volte, è da imputare anche ad un sistema produttivo composto, per la grande parte, da micro imprese che rappresentano il 96 %  del totale delle imprese e impiegano il 56% degli occupati.  Esse hanno problemi di carattere strutturale e una scarsa propensione all’innovazione e pertanto c’è l’esigenza di escogitare iniziative e reperire risorse capaci di promuovere il miglioramento della competitività. Ed è questa il tema che riguarda una Giunta regionale, che destina risorse a “mancette” e regalie senza salvaguardare, e magari accrescere risorse da destinare alla “riqualificazione” del settore magari chiamando il sistema finanziario e bancario, ormai allontanatosi dall’Abruzzo con le sue sedi centrali e dirigenti di peso, ad offrire maggiore attenzione alle esigenze di sviluppo della regione. Eppure è proprio la  crescita dell’occupazione in un periodo di rallentamento dell’economia ha dovere moltiplicare le preoccupazioni. Altro che “auto incensarsi”, per aver svolto un ruolo che non trova tracce nell’azione legislativa concreta. Il punto è che risulta vincente la linea di politica economica di chi ha puntato sull’abbassamento del valore delle retribuzioni, sul lavoro senza diritti e senza certezze, ed è proprio l’insipienza politica che ha favorito la crescita di questa cultura. Si è arrivati al punto di pensare che attraverso l’abbassamento del valore dei salari, si potesse rideterminare una crescita della regione. Il risultato, come ci raccontano i dati INPS e che il numero degli occupati sono cresciuti, ma diminuiscono i numeri e le quantità delle ore lavorate. Quindi tanti lavoratori con contratti diversificati con orari ridotti, part-time forzati, assimilabili al Lavoro nero. In Europa si definisce “lavoro straccione”, in Italia qualcuno pensa via originale allo sviluppo. Questo è il trend di fondo, che offre una lettura delle tendenze del mercato del lavoro del perché di una crescita dell’occupazione proprio  in una fase di decisa decelerazione della crescita dell’economia. Questo  puzzle dell’occupazione senza crescita si sposta  ad esempio sul recupero delle attività dei servizi, in particolare nelle attività legate al turismo. In Abruzzo, ancora oggi, nonostante una crescita del volume degli affari, in questo settore continua ad esplicitarsi un livello del valore aggiunto per occupato mediamente basso. Ma un altro fenomeno si sta manifestando, dopo  le difficoltà del periodo post-pandemico, che avevano reso difficile il reperimento di lavoratori per molte aziende, tanto da portare a un aumento del numero dei posti vacanti. Diverse aziende sono state restie  a ridimensionare gli organici, anche in questa fase  nella fase di frenata dell’economia, utilizzando al massimo gli strumenti di regolazione del mercato del Lavoro. Al fine di evitare di incorrere nei costi di selezione di personale nuovo, hanno scelto la strada della crescita di occupazione nella fascia di 54 anni in su, anche con politiche di riduzione dei costi e della rotazione degli ammortizzatori sociali. Queste cose sono di facile lettura  se si ragiona in termini di produttività del lavoro, dove i dati italiani evidenziano un andamento peculiare rispetto ai nostri maggiori partner europei. La destra italiana, insieme, come abbiamo visto anche  quella locale, cita dati, come quello dell’andamento del Pil rapportato al monte ore lavorate, dove emerge soprattutto la decisa contrazione dell’economia francese.  Dato per scontato che dovrebbe sapere chi i nostri dati (ad esempio quelli OCSE) ci spingono sempre sotto quelli francesi, annotando il superamento, nei nostri confronti, da parte della Spagna e l’avvicinamento della Grecia, in termini. Però, va ricordato a tutti  economici Va comunque ricordato che in Francia è in corso l’applicazione del cosiddetto “contrat d’apprentissage”, una misura che ha riscosso notevole successo negli anni scorsi. Quindi essendo i lavoratori con contratti di apprendistato in Francia contabilizzati dall’Insee, l’ufficio nazionale di statistica, come lavoratori a tempo pieno, nonostante una parte del loro tempo sia dedicata ad attività di formazione, ovviamente si produce un ulteriore effetto sulla entità della contrazione della produttività in Francia. Quindi un paese che sta investendo sulla qualità dei protagonisti del mondo del lavoro, nulla di simile al nostro “sguaiato” sistema di formazione. Eppure il recente riconoscimento a diverse aziende abruzzesi di essere portatori di qualità  e di innovazione, contrasta proprio su questo punto: la mancanza di personale specializzato  pronto ad entrare, con qualità alte, nel mondo del lavoro. È quindi l’ora che si cominci a pensare alla lotta ai motivi che conducono  migliaia di giovani laureati e diplomati abruzzesi, a recarsi  fuori regione o all’estero, per mancanza di risposte di qualità alla loro voglia di lavoro  ben retribuito e garantito dal rispetto dei diritti.  Bisogna buttare alle “ortiche”  le voglie di dedicarsi alla propaganda, visto che durante la stessa Presidenza Marsilio, cioè negli  ultimi 5 anni, nella regione dove governa, ci sono ufficialmente, – 29.852 residenti nella fascia da lavoro che va dai dai 14 ai 64 anni. Mentre, secondo i dati elaborati dalla fonte CGIA di Mestre, negli ultimi dieci anni (anno 2013 all’anno 2023) i giovani partiti dalla nostra regione sono stati almeno 43.788. Ora se la mancanza di risposte a questo, che è un tema di emergenza per la nostra regione, non è la più classica delle dimostrazioni di una tragica qualità della politica e dei limiti d provocati da una mancanza di azione programmatica, non è facile pensare ad altro. L’Abruzzo che, secondo i numeri del calo dei residenti testimoniati dal  crollo demografico” è ormai regione che da una parte ha bisogno di un ingresso qualificato di “immigrati” perché bisognoso di nuove braccia e di persone da immettere nei cicli di lavoro,  dall’altra è anche regione che deve richiamare, con politiche mirate retributive, formative e di collocamento, i propri giovani già emigrati o in corso di farlo. L’alternativa è il declino, già iniziato da anni.

EXPORT IN ABRUZZO NEI PRIMI 9 MESI 2024

IL MERCATO DEL LAVORO IN ABRUZZO,