Perché dovevamo farne a meno ? Un risibile balletto che si proietta sulle TV tutti i giorni grazie alle Conferenze Stampa. Quella della Regione Lombardia e della Protezione civile, intervallata dalla presenza di Ministri. Ormai è diventato un appuntamento a puntate, ed ogni volta è necessario che ci sia una novità, per dare senso alla abitudinaria presenza, e sfogo di protagonismo, del presidente lombardo Attilio Fontana ( si quello che si presenta alle Conferenze con la mascherina, lo stesso che in diretta Facebook ebbe una certa difficoltà a indossare la mascherina). È del tutto evidente che ama fare di testa sua, così come Zaia, che va casa per casa per fare il tampone, mentre in Emilia-Romagna ma si disinfettano le biciclette, in Campania De Luca si “incazza” e vieta le corsette ed infine in Puglia divieto di Briscola (il sindaco del capoluogo in questo caso). Ma Fontana è molto irrequieto, dichiara ogni giorno calamità personale e pianifica una sua strategia per combattere il virus che sta mettendo in ginocchio il Paese. Tutto avviene con ospedali che scoppiano, personale allo stremo, medici e infermieri che si infettano a vicenda, posti di terapie intensiva vicino al tutto esaurito. Ma la colpa è sempre degli altri, ed a nulla vale, qualche richiamo alla sua campagna, condita con minacce, per l’accrescimento ulteriore, e con risorse aggiuntive, dell’Autonomia Differenziata nel capitolo sanità. Sin dall’inizio, dichiara su tutto ed il contrario di tutto, chiede l’allentamento delle misure del Governo sui divieti sociali per arrivare ad urlare la necessità della chiusura totale, fino al punto di dimenticare (ed a questo punto che emerge la famosa falla richiamata dal Presidente Conte che ha fatto infuriare , una distratta Meloni che si è spinta sino a dare del criminale al Presidente) che la Regione è sostanzialmente la “holding” del Servizio Sanitario chiamata ad esercitare il ruolo di soggetto proprietario delle Aziende sanitarie pubbliche sul suo territorio infatti : le finanzia, le coordina e le controlla. Quindi le cose avvenute a Codogno richiedevano disposizione organizzative e prevenzione da parte della Regione. Ma tutto questo avviene nella Regione più produttiva e più ricca del paese che si è posta al centro della pandemia mondiale che sta sconvolgendo il pianeta, quella in cui si contano più contagiati e vittime. Una pandemia cresciuta in virtù di sottovalutazioni, fatte da cause e concause, che si capiranno quando tutto, si spera, sarà risolto. Non è che Fontana sia stato l’unico a tentennare, abbiamo già descritto il momento della richiesta di lasciare acceso, sia pure al minimo, il motore della piccola e media industria padana, per poi chiedere di tirare il freno. È diventato più realista del re. Non è stato l’unico a teorizzare la parola magica: autonomia. Il federalismo, si è spinto fino alla libera corsetta o biciclettata, in libero stato. Poi sui Parchi e giardini, aperti o chiusi, a seconda dell’umore del governatore o del sindaco. Qualche brivido però ti viene quando, dopo il dichiarato fallimento della sanità regionale, avvenuto nel momento in cui chiedi aiuto allo Stato ( non era Zaia che si proponeva nel 2016 l’indipendenza per liberarsi dal peso del “già depredato” meridione?), per effettuare un improbabile federalismo poggiato sui comitati di bioetica regionali: a loro spetta l’ultima parola sulla sperimentazione di un farmaco. Cosa ne sanno di più al coordinamento del Comitato etico (CE) nazionale, l’organo che regola e autorizza l’uso terapeutico di farmaci sottoposti a sperimentazione clinica, è tutto da scoprire. Nelle strutture sanitarie pubbliche e negli istituti di ricovero a carattere scientifico (Irccs) è prevista l’istituzione di un comitato etico tenuto a sua volta con le indicazioni della regione. Ma il massimo si sviluppa sugli enti locali dove finalmente Fontana si può dedicare alle ordinanze: un’ordinanza non si nega a nessuno. Che interessa ha il fatto che così si ingenera incertezze tra i cittadini che affrontano il nemico in ordine sparso. Ma il colpo da maestro arriva subito in Conferenza Stampa dove, sempre con mascherina, il Fontana dice : Per battere il Corona virus bisogna chiudere tutto. Un patto leghista, con il suo collega veneto Luca Zaia. Entrambi chiedono misure più strette e chiedono di sperimentare l’Avigan, il farmaco antinfluenzale che in Giappone, secondo un video che ha spopolato sul web, avrebbe risolto il problema guarendo il 90% dei positivi al Codiv-19. Inutile che l’AIFA già impegnata nella sperimentazione inviti alla prudenza, per non realizzare illusioni eccessive su di un Farmaco da sperimentare, e già in sperimentazione, perché Fontana, epidemiologo Honoris Causa, ha visto il video ha capito e si è dato subito da fare. Prima ha inviato una nota formale al ministro dell’Interno Lamorgese, che poco prima aveva sentito al telefono, poi, non contento, ha pensato bene di dichiarare la sua totale indipendenza da Palazzo Chigi e va ad esternare l’inenarrabile: «Ho raccolto il parere dell’ufficio legale e dei giuristi della Regione: la nostra ordinanza che prevede restrizioni maggiori deve prevalere sul Dpcm». Una giornalista fa una domanda sulla lettera al ministro e Fontana spiega che l’ha fatta per non creare alcun conflitto, perché loro iniziavano a testare l’Avigan. Chi ci legge non può ignorare il commento scientifico del virologo Roberto Burioni: Tutti desideriamo che arrivi un farmaco che scacci questa malattia e tutti vorrebbero avere questa buona notizia. Ma la buona notizia arriverà dalle autorità e non dai social. Servono dati concreti, scientifici. Noi riteniamo che lo svolgersi di questa vicenda è ai limiti della legittimità, ma ci sono organismi più attenti di noi e deputati allo scopo di verificare se sono stati messi in essere comportamenti che non siano al limite del rischio della tutela della salute delle persone. Avere il potere di emanare una ordinanza esplicativa di un DPCM, può darti anche quello di superarlo ? Un mondo di scienziati, ma stiamo nella varietà di un paese entrato in confusione leggi di divieti che contradicono e si assommano ad altri divieti, mentre altri divieti fanno a pugni con attività permesse da altri decreti. In collisione, in unione o in contraddizione con un provvedimento del Governo. Ma non c’è nulla da fare trovi sempre un consulto di “scienziati del diritto” , che coincidono il più delle volte con stipendiati e/o consulenti dell’Ente diretto, come la Regione, disponibili a dire che la tua ordinanza prevale su un PDCM emanato in fase di emergenza nazionale. Quindi ognuno, altrimenti che vuole dire Autonomia, fa come gli pare: chi sigilla Parchi e giardini, chi fissa un tetto massimo di uscite alle passeggiate con il cane, chi chiude la piazza principale perché troppi anziani giocavano a scopa e a briscola, chi toglie l’acqua alle fontanelle e chiuso l’accesso agli orti sociali. A Bari il primo cittadino Antonio Decaro, presidente Anci, ha messo fuori uso i distributori automatici di bibite e merendine. Tutti a casa. Ma già emerge il tema del domani. Un mix di Autonomia Differenziata, nella luce del ricorso, in particolare, delle Regioni del Nord all’intervento “Centralistico” incautamente spogliato di funzioni decisive; ripristino della distribuzione equa del Fondo Sanitario Nazionale; ripristino della eguaglianza del Fondo perequativo dei comuni superando il blocco al 20 % in virtù del “perverso” meccanismo della Spesa Storica; dare seguito agli impegni assunti con la proposta del Piano per i SUD, per il rilancio del Sistema Italia.
Autonomia?Federalismo?Indipendenza? NO. Confusione forse mirata

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