Autonomia Differenziata

Eurispes. Al Sud meno 62,3 Miliardi l’anno.

Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes nella illustrazione del Rapporto Italia 2020 dice che «Sulla questione meridionale, dall’Unità d’Italia ad oggi, si sono consumate le più spudorate menzogne. Il Sud, di volta in volta descritto come la sanguisuga del resto d’Italia, come luogo di concentrazione del malaffare, come ricovero di nullafacenti, come gancio che frena la crescita economica e civile del Paese, come elemento di dissipazione della ricchezza nazionale, attende ancora giustizia e una autocritica collettiva da parte di chi – pezzi interi di classe dirigente anche meridionale e sistema dell’informazione – ha alimentato questa deriva. All’interno di questo Rapporto si trova una descrizione della vicenda meridionale ricca di dati e di informazioni prodotti dalle più autorevoli agenzie nazionali ed internazionali che certificano come siamo di fronte ad una situazione letteralmente capovolta rispetto a quanto comunemente creduto».

In sintesi  lo Stato italiano ha speso:

Anno Centro-Nord Meridione Differenza
2016 pro capite 15.062 euro 12.040 euro 3.022 euro
2017 spesa   pubblica 15.297 euro 11.939 3.358

Emerge  una realtà dei fatti ben diversa rispetto a quanto diffuso nell’immaginario collettivo che vorrebbe un Sud “inondato” di una quantità immane di risorse finanziarie pubbliche, sottratte per contro al Centro-Nord.

Questo pezzo di paese, dal 2000 al 2007, sono le otto regioni meridionali: Abruzzo; Molise; Puglia; Basilicata; Calabria; Campania che occupano i posti più bassi della classifica per distribuzione della spesa pubblica.

Per contro, tutte le Regioni del Nord Italia si vedono irrorate dallo Stato di un quantitativo di spesa annua nettamente superiore alla media nazionale. Se della spesa pubblica totale, si considera la fetta che ogni anno il Sud avrebbe dovuto ricevere in percentuale alla sua popolazione, emerge in totale che,  dal 2000 al 2017, la somma corrispondente sottrattagli ammonta a più di 840 miliardi di euro netti (in media, circa 46,7 miliardi di euro l’anno).  Il Rapporto Eurispes chiarisce un’altra delle grosse bufale in circolazione, dimostrando con i numeri che gli studi Svimez, sulla “necessità di interconnessione tra crescita economica del Nord e avvio dello sviluppo del Mezzogiorno”  sono frutto di “saggezza economica”.  Basti pensare che il Prodotto interno lordo al Nord Italia dipende molto poco dalle esportazioni all’estero e per grossissima parte invece dalla vendita dei prodotti al Sud, il quale a sua volta nei confronti dello scambio di prodotti con il Nord Italia mostra valori in perdita di diversa gravità.    La situazione di import-export tra Nord e Sud Italia, è vantaggiosa per il Settentrione grazie a questi  discussi trasferimenti giungenti da Nord a Sud, come frutto delle tasse pagate dal Settentrione.  Se questi ultimi infatti fossero oggi annullati o semplicemente ridotti, il primo a farne le spese sarebbe proprio il Nord, subendone le conseguenze peggiori.   A conti fatti, a fronte dei 45 miliardi di euro di trasferimenti che ogni anno si sono spostati da Nord a Sud, ve ne sono stati altri 70,5 pervenuti al Nord compiendo il percorso inverso. «Dunque, ogni ulteriore impoverimento/indebolimento del Sud si ripercuote sull’economia del Nord, il quale vendendo di meno al Sud, guadagna di meno, fa arretrare la propria produzione, danneggiando e mandando in crisi così la sua stessa economia».  Allora come abbiamo già scritto, sulla base delle nostre ricerche, sul nostro sito  www.focusabruzzo.eu è necessario trovare la strada per tentare di aprire un dibattito sui temi dell’Autonomia Differenziata. Non abbiamo apprezzata la sortita dell’ex ministra agli Affari Regionali la leghista Erika Stefani che cerco di affrontare senza clamore, nel più attento riserbo, con numeri “taroccati” sulla spesa pubblica per addirittura rafforzare l’attuale meccanismo di Spesa Storica  di trasferimento delle risorse verso il Nord.  Da diverso tempo autorevoli ricercatori, lo stesso Svimez parlano in esplicito di “scippo”. Una cifra pari a 62,3 MILIARDI che ogni anno dalle regioni meridionali viene dirottata verso quelle del Centro-Nord.  Questa è la risposta ad una leggenda che vuole affermare l’esistenza di una spesa pubblica del tutto a vantaggio del Mezzogiorno, destinatario dell’assistenzialismo più sfrenato. Ma attenti ricercatori hanno contestato i calcoli parziali, cioè la utilizzazione della solo  spesa delle amministrazioni centrali, come unico parametro tenuto in considerazione, che  vale appena il 22,5% del totale, esibiti dal ex  Ministro Stefani (leghista) nella sua audizione alla Camera.  Più propriamente, Svimez, per analizzare la reale situazione utilizza un dato veritiero, calcolando anche il restante 77,5%, la cosiddetta spesa pubblica allargata (risorse elargite da altri enti , regioni, province, comunità montane, partecipate, società a controllo statale, etc.). Ecco dove esce il numero magico dei 62,3 Miliardi che compone lo scippo.  Una popolazione del 34,3%, il Sud, riceve appena il 28,3%. Non bisogna dimenticare che è il meccanismo perverso ideato con la mitica Spesa Storica ,  il meccanismo in base al quale si può spendere soltanto quello che si è speso l’anno prima. In questo modo chi ha poco avrà sempre meno. Ma la chicca più prelibata è realizzata grazie al sistema del POLTRONIFICIO fenomeno, che viene attribuito quasi tutto al Sud anche se il grosso delle partecipate , capitolo sul quale si arenò anche la spending review di Carlo Cottarelli, hanno cittadinanza soprattutto al Nord.  Nella sola Lombardia ce ne sono 962, il 17% del totale, ma regina di buchi, con 26,5 miliardi di debiti sui 104 totali, ma appetitosa per gli amici degli amici. Un altro mito IL POSTO FISSO è il sogno meridionale,  ma dati Istat alla mano, è il Nord a detenere il primato per il maggior numero di dipendenti pubblici. Mentre nel Mezzogiorno, la cura dimagrante ha espulso dagli uffici pubblici oltre 14mila unità e soprattutto molti medici e personale sanitario.

La forbice per la spesa del personale sanitario, per il Sud, vede una impressionante differenza in negativo.

SANITA’  SPESA ANNUA PER IL PERSONALE
VINCOLO DI LEGGE  –1,4 %               RISPETTO ALLA SPESA STORICA DEL 2014. NEL 2018
 PIU’ 23 %  NELLE REGIONI DEL NORD PIU’  8,5% NELLE REGIONI DEL SUD
Regione SPESA 2004 SPESA 2017 DIFFERENZA
PIEMONTE            2.389             2.768                  379
LOMBARDIA            3.866             4.962               1.096
VENETO            2.355             2.727                  372
E. ROMAGNA            2.425             2.983                  558
TOSCANA            2.150             2.518                  368
ABRUZZO                677                754                     77
BASILICATA                300                369                     69
CALABRIA            1.068             1.127                     59
CAMPANIA            2.778             2.584 –                194
PUGLIA            1.738             2.000                  262
MOLISE                189                175 –                  14

L’Abruzzo ha incentivata la propria differenza durante la fase della gestione commissariale della sanità, ideata per l’uscita dalla fase di deficit strutturale. La carenza di personale sanitario, rispetto alle previsioni delle delibere di Dotazioni Organiche delle AUSL abruzzesi, supera le 2.200 unità. Tale buco si è creato anche grazie alle politiche perseguite nella applicazione del Turn Over per il personale in quiescenza e/o dimesso sostituto solo al 50%.