Autonomia Differenziata

Lo scippo al Sud ? Circa 62,3 miliardi l’anno.

Mentre il mondo della informazione ci propina ogni giorno opinioni, proprie degli articolisti Pesiamo le parole di un autorevole personaggio come Adriano Giannola, presidente della Svimez :  «NEGLI ultimi dieci anni c’è stata una perequazione alla rovescia».Dedicato al rapporto sugli investimenti effettuati nel nostro paese, viene reso pubblico il  testo della audizione effettuata alla Camera , accompagnato dai numeri, dati, e grafici hanno misurato lo stato di salute del mezzogiorno.La certificazione dice, nero su bianco, che le regioni del Meridione hanno  lasciato sul campo 60 miliardi di euro.Come ? Una parte rilevante delle risorse destinate a finanziare gli investimenti pubblici nell’area più svantaggiata del Paese, vengono distratte in una direzione diversa, verso il Nord.Leggere gli atti della commissione Finanze, che da una seduta Dicembre 2019,  aiutano la ricostruzione, del federalismo all’italiana: Meccanismo perverso della Spesa Storica.Iniquità, numeri truccati, diritti violati e disuguaglianze diffuse. Ora sarebbe un’autentica sorpresa scoprire l’obiettivo dell’indagine conoscitiva portata avanti dalla Commissione presieduta da Carla Ruocco che ha toccato il suo punto nevralgico. La Commissione Parlamentare è oggi alle prese del metodo da utilizzare per sciogliere, non un rebus rilevato, ma come modificare in tempi, politici e non storici, ragionevoli la metodologia delle già avvenute ripartizionì delle quote pro-capite delle Regioni. Per i meno attenti, raccontiamo cosa è avvenuto, per proporci cosa fare.Si è utilizzato l’artificio del calcolo dei solo mandati della Ragioneria generale dello Stato, che rappresentano meno della metà della spesa dello stato,  e non «i flussi di pagamenti effettivamente realizzati». Infatti la dottoressa Mariella Volpe, membro della Commissione Svimez sul Federalismo e già direttrice generale dei Conti pubblici territoriali, ha tirate fuori tutte le strumentazioni dell’armamentario ignorato, cioè: spesa aggregata, conti pubblici territoriali (Cpt) e spese della pubblica amministrazione. Tutto questo, a suo tempo, si tradusse in un documento contabile pubblicato sul sito del ministero degli Affari regionali, allora guidato dalla leghista ex ministro Erika Stefani, accompagnato da grafico con tanto di tabelle sulla spesa pro-capite per giustificare una forma di federalismo perverso. Venne facile ai furbi, capitanati dal governatore del Veneto, Luca Zaia, (l 4 marzo 2018)  avanzare la richiesta di trattenere sul territorio le risorse. Cioè sulla base di un trucco contabile avanzare la richiesta del residuo fiscale. Tutti i calcoli fatti prendendo in  considerazione solo il 43% delle risorse, che la Ragioneria dello Stato  girava alle Regioni. Quindi andava cercata, appunto attraverso il residuo fiscale, una modalità di perequazione a favore di un Nord efficiente ed operoso, togliendo al Sud risorse che non riusciva ad utilizzare o, addirittura, sprecate in maniera immeritata.Nord. Gli studi della Svimez, confermati  punto per punto dall’economista Mariella Volpe, hanno dimostrato esattamente il contrario. Ma tutto questo non è ancora sufficiente per rovesciare un approccio culturale  basato sul “razzismo territoriale” e  su una falsità storica. Ma chi vuole cogliere la verità deve fare il totale della spesa aggregata, (spesa PA, comparto Spa (Ferrovie, Poste, Anas) per avere il quadro reale della spesa. )   e verificare  la distribuzione in percentuale, al netto degli interessi, delle risorse della Ragioneria Generale dello Stato (RgS), per verificare che il 62,6% al Centro Nord e per il 37,4% al Sud.                                                                               Gli Uffici Svimez ci raccontano nel dettaglio: Cpt 33,3%: PA 30%; settore pubblico allargato (Spa) 29%

Nota. Tutto questo avviene da quanto esistono le regole per la distribuzione delle risorse Legge 42 del 2009, del tutto disattese.

Finalmente  l’indagine conoscitiva ha fissato un punto fermo, per superare il discorso Nord/Sud è necessario ribadire che se non si sviluppa una parte del Paese non si sviluppa neanche l’altra.In conclusione la novità è che l’indagine parlamentare prosegue in parallelo, con il cammino della legge quadro approvata dai governatori delle Regioni e portata avanti dal ministro agli Affari regionali Francesco Boccia. Un cambio di passo importante. Però attenzione alla immediata definizione dei Lep ( Livelli Essenziali Prestazioni) che accumulano un ritardo storico, nel rispetto della più normale prassi italiana: nulla è  più definitivo di ciò che è transitorio. Il rischio è che si continui sulla falsa riga della spesa storica. Naturalmente è utile rammentare che ai Lep ci si lavora dal 2001  e se forse non ce la facciamo gli  elementi sopra elencati sono sufficienti per ricostruire la spesa storica media di lunghissimo periodo, un calcolo che si basa su dati certi, certificati negli ultimi 20 anni».