Molti commentatori continuano a parlare di riforma Fornero, senza aggiungere che quella sulle pensioni è stato solo una operazione di immediato salvataggio, in una fase drammatica della storia economica e politica del nostro paese. Su risparmi privati, ancorché obbligatori è stato effettuato un prelievo puro e semplice. A chi ricorda l’operazione sui conti correnti (prelievo ridicolo ed esiguo) da Parte del Governo Amato, sfugge sempre che con la riforma delle pensioni è stato fatto un intervento ben più incisivo: strutturale ma non definitivo. La riforma delle pensioni, per il contesto nel quale è nato, è ancora all’ordine del giorno, perché sostengo, fortunatamente non da solo, che essa debba basarsi su tre pilastri: uno basato sul sistema contributivo, uno sulla pensione complementare, e uno nuovo che invece si sostanzia di una pensione pubblica, una quota base finanziata con le imposte dei contribuenti. I politici di turno dimenticano che la previdenza italiana si sostituisce a sempre più necessarie politiche di assistenza. Non fare questa scelta rischia di trasformare in protagonisti patetici coloro che difendono la controriforma Fornero come cosa buona per le giovani generazioni di cui tanto si parla. D’accordo ma le loro prospettive non cambiano di una virgola rispetto a prima, anzi sono peggiorate. Dai pilastri citati possono pervenire un tentativo di restituzione di una civile previdenza pensionistica alle giovani generazioni. E se i pensionati attuali devono fare sacrifici, come quelli chiesti dalla sterilizzazione, è obbligatorio chiederli con la sottoscrizione esplicita di un patto dove emerge con chiarezza chi cede, diritti, a favore delle nuove generazioni. Tutto esplicito nel rispetto dei principi democratici e di rappresentanza.
VENERDÌ 3 MAGGIO 2013