L’annuncio delle modalità del procedere dell’uso delle risorse Europee previste dal Recovery Plan, con le aggiunte di altre risorse, per mettere in piedi un Piano Shock sono il punto più alto di informazione che ci viene dato. Infatti salvo la vecchia bozza proposta dal Governo Conte, coordinato dal Ministro della Economia Gualtieri non abbiamo a disposizione materiale per dibattere, proporre o chiedere modifiche. Sarebbe stata necessaria maggiore enfasi, da parte della Regione Abruzzo, per avanzare una proposta, proporre una propria visione, al gruppo di Ministri, o forse è meglio dire Task Force , nella versione Draghi, come chiedono le regole della UE, chiamati a proseguire i lavori indicati nel documento sul Recovery Plan, già consegnato al Parlamento, dal precedente governo Conte. Da una prima lettura delle illustrazioni contenute nel documento, attualmente noto e circolante, emergono chiare indicazioni di missioni, aree di intervento e ripartizioni di risorse. Di conseguenza, evitando impropri eccessi di dettaglio, prima della dovuta chiarezza da richiedere all’attuale governo Draghi, una Istituzione come quella regionale abruzzese, non può esimersi dal dire la propria offrendo una sua idea di rilancio dello sviluppo e la disponibilità del territorio ad ospitare scelte “innovative”. La procedura era stata impressa dal Governo Conte, ma non ci è dato sapere se quella di Draghi si schioda, o no, di molto. La “mistica” del governo Giallo-rosso ci suggeriva l’avanzamento di una proposta della regione, tutta concepita in una logica di “sistema”, magari pensando al contesto Meridionale ed alle possibilità offerte dalla nascente Zes abruzzese, prefigurando le indicazioni contenute nel Piano per il Sud, voluto dall’ex Ministro Provenzano e dal Presidente. Una offerta “quantificata” di disponibilità di risorse utili al superamento di una evidente ed accentuata “diversità” territoriale prodotta dalla “iniqua” distribuzione delle risorse ordinarie e straordinarie tra le aree del paese. L’Abruzzo è utile ripeterlo per comodità di esposizione ha vissuto, come già detto, in altre occasioni, ad una lunga fase di “spoliazione” di funzioni, di attività e di servizi, con un processo che ha visto un analogo comportamento del sistema bancario e finanziario. Un lungo periodo di stasi e di inimmaginabile atarassia che ha caratterizzato la gestione della politica per l’Abruzzo, nell’ambito di un comportamento analogo, avuto nei confronti del Mezzogiorno, da parte dei vari governi.
A nulla è valsa la “Vertenza Abruzzo” seppure proposta dalle organizzazioni sindacali e recepita, attraverso le pratiche concertative, dall’Esecutivo regionale, all’inizio degli anni 2.000, ma soffocata, nel tempo, da indirizzi diversi nella direzione politica nazionale e regionale “ostile” alla condivisione e gestione degli obiettivi.
Ma, al di là di questo pensiero, è preoccupante assistere all’odierna, e inconsistente, da parte dell’Esecutivo Regionale, predisposizione di una raccolta di proposte progettuali, slegate tra di loro. Un elenco magari recuperato negli scaffali e nei cassetti delle burocrazie regionali, dove si depositano i progetti per la richiesta magari di finanziamenti ordinari utili a dare risposte alle esigenze di crescita civile dei servizi a disposizione della collettività. Ma poco attinente con la dinamica che vuole imprimere l’Europa con i finanziamenti previsti, per cambiare settori sociali, ambientali e produttivi, prepararsi alla lotta anti recessiva prodotta dalla stati della Pandemia. Ma il Documento denominato “L’Abruzzo ed il PNRR. Il contributo della Regione al rilancio del Paese” opera una schematica elencazione di argomenti disparati, con una premessa espositiva non sufficientemente chiara nelle intenzioni, ma soprattutto carente del ruolo che si vuole svolgere. Non emerge, attraverso il quadro del richiamo al rilancio, quale è il ruolo che la Regione intende svolgere, non si avanza nessuna candidatura proiettabile dentro gli obiettivi e, come si pensa di misurarsi con i grandi player della gestione concreta dei progetti e delle risorse che verranno messi a disposizione. Il Presidente Draghi ha esplicitamente parlato di un Recovery Plan, utile al progetto di rilancio del Mezzogiorno, al quale la regione non può partecipare con un documento che lo considera una ulteriore fonte di finanziamento, una in più tra le altre, dove riunificare e trovare soluzioni a tutte le “marchette” locali. È colpevole l’idea di utilizzare l’occasione, non per il rilancio economico, produttivo e sociale della regione, ma per sostituirla alla “pochezza” del finanziamento ordinario, visto che anche le risorse straordinarie segnano decisamente il passo. A guardare i titoli dei progetti “accatastati” viene da pensare che in fondo l’unico sforzo fatto è stato quello di mettere in bella scrittura gli stessi obiettivi del POR corrente, aggiornato, rispetto ai titoli delle Missioni previste dalla UE. Eppure l’Abruzzo, come tante regioni del Sud, accresce il proprio bisogno di riconquista del sostegno, per attutire gli effetti dell’ANTICO abbandono del territorio regionale da parte dei grandi Player, al quale si è accompagnata una lunga fase di allentamento delle attività produttive e dei servizi. Oggi la Pandemia ha agito sul tessuto regionale colpito dall’effetto di una dura recessione. Allora l’elenco approntato nel Documento regionale, o forse è meglio dire, la Banca Dati dei Progetti delle necessità abruzzesi, sono, magari in parte, collocabili in un disegno di largo respiro, all’interno dei punti settoriali già individuati nei documenti del governo, e su questi “candidare” le proprie disponibilità, le proprie peculiarità e talenti locali .
Allora se il PNRR prevede 6 missioni, 16 cluster, 48 linee di intervento, e lo stesso Draghi definisce stabile l’impianto del PNRR articoltato in 6 macro-missioni, vale a dire 6 aree di investimento, che sono:
- digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
- rivoluzione verde e transizione ecologica
- infrastrutture per una mobilità sostenibile
- istruzione e ricerca
- inclusione e sociale
- salute
Queste missioni a loro volta raggruppano 16 componenti funzionali per realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo. Le componenti si articolano in 48 linee di intervento per progetti omogenei e coerenti. I singoli progetti di investimento sono stati selezionati secondo criteri volti a concentrare gli interventi su quelli trasformativi, a maggiore impatto sull’economia e sul lavoro. Per ogni missione, inoltre, sono indicate le riforme necessarie a una più efficace realizzazione, collegate all’attuazione di una o più componenti. Ma questa è la parte che deve ancora mettere a nudo la proposta di Piano del Governo, ma la nostra è fare mergere la nostra candidatura in ognuno dei sei pilastri del PNRR.
missione 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura“ bisogna mettere a disposizione la disponibilità ad organizzare la digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA dell’istituzioni abruzzesi . organizzare analogo processo (prevedendo punti organizzativi del talento abruzzese) di digitalizzazione, ricerca e sviluppo e innovazione del sistema produttivo, però offrendo un territorio compreso tra 300 Km di costa e una area interna , costituita da un sistema di aree montante organizzati, in Parchi di valore nazionale, riserve ed oasi , un territorio che contiene un bacino culturale artistico e religioso utile ad inserire la regione dentro piani turistici di eccellenza (Piano Transizione 4.0 – turismo e cultura,)
missione 2 “Rivoluzione verde e alla transizione ecologica“. Nella versione definitiva del Piano ci sono quattro componenti sul tema: impresa verde lungimirante partecipazione alla crescita del sistema agro industriale e della produzione dei prodotti “autoctoni” tipici della qualità di un territorio appetibile per l’offerta eno-gastronomica, economia circolare, (E.C.) da non scambiare per un nuovo piano di finanziamento del trattamento dei rifiuti, l’economia circolare è l’obiettivo del rifiuti zero in ambito urbano e produttivo. Sono progetti da attivare anche offrendo il “talenti” locali, visto che possiamo offrire una delle poche realtà universitarie dedicate al tema. Proprio recentemente, il nostro paese ha assunte posizioni di leadership in materia di (E.C.) . Allora, nell’ambito del Green DEAL, l’Abruzzo deve entrare produttivamente nel nuovo Piano di azione per l’economia circolare e della nuova Strategia industriale per partecipare con Imprese proprie nella transizione verso la circolarità. L’Europarlamento ha ribadito che l’economia circolare deve essere “elemento centrale nei piani nazionali di ripresa e di resilienza degli Stati membri”. , la transizione energetica e mobilità locale sostenibile, cioè efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica, con una dotazione di 15 miliardi.
missione 3 “Infrastrutture per una mobilità sostenibile“, fronte ferroviario con un “consistente intervento” sulla rete, che è stato “ulteriormente potenziato nel Mezzogiorno grazie al supporto dei fondi FSC”. Mentre, lato intermodalità, è previsto un budget per mettere in atto “programma nazionale di investimenti per un sistema portuale competitivo e sostenibile”.
missione 4 “Istruzione e ricerca“, la componente “potenziamento delle competenze e diritto allo studio”, che riguarda anche il contrasto alla povertà educativa e ai divari territoriali nella quantità e qualità dell’istruzione ; Sistema di sostegno che porta “Dalla ricerca all’impresa”, .
missione 5 “Inclusione e sociale”, si articola in tre componenti: politiche per il lavoro; infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore; interventi speciali di coesione territoriale,. fondi per la ricostruzione privata e il potenziamento della ricostruzione di servizi pubblici nelle aree colpite dai terremoti del 2009 e 2016.
missione 6 “Salute“, fondi per la componente “assistenza di prossimità e telemedicina”, che è finalizzata a ” potenziare e riorientare il SSN verso un modello incentrato sui territori e sulle reti di assistenza socio-sanitaria; a superare la frammentazione e il divario strutturale tra i diversi sistemi sanitari regionali garantendo omogeneità nell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza; a potenziare la prevenzione e l’assistenza territoriale, migliorando la capacità di integrare servizi ospedalieri, servizi sanitari locali e servizi sociali”. Il secondo cluster “innovazione dell’assistenza sanitaria”, che mira all’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del SSN.
A queste missioni è necessario aggiungere progetti che si associano parallelamente a tre priorità trasversali: donne, giovani e Sud.
Bisogna chiedersi se i 74 progetti consegnati al Governo rientrano nel sistema paese, o meglio riescono ad avere un collegamento con le sei missioni illustrate. Desta sorpresa che la nostra regione, notoriamente poco popolosa, si adagi in una sorta di sviluppo autonomo, come se fosse un “piccolo stato”. Una idea che conduce a pensare di soddisfare le proprie esigenze (infatti realizza una Banca Dati dei bisogni), senza pensare, oppure sentire l’obbligo di inserire le proposte in una strategia di ricomposizione di sistema. Sarebbe, al contrario, necessaria una progettazione dentro un’area più vasta, nel quadro di idee di sviluppo sostenibile, per cercare la propria collocazione nel percorso lungo il quale si muove l’Europa. Attenzione, quella Europa, ci vuole l’abitudine a “frequentarla” nelle impostazioni e non pensare che sia solo una “vacca da mungere” per capire che i Recovery hanno il compito, non di finanziare, e basta, ma devono intervenire sulla recessione, guardando al sostegno necessario al superamento delle diseguaglianze territoriali, sociali e di genere che sono così fortemente radicate nel nostro paese. Il Recovery non deve essere letto come un ulteriore intervento assistenziale ma strumento per agire sulle differenze che impediscono livelli coerenti e omogenei, basilari per la qualità della vita. Il Piano regionale, si autoriduce a strumento per la illustrazione di elenchi progettuali anche perché da per scontato l’attuale rapporto tra il Governo centrale, ormai sempre più mutabile in termini di compagini, e un Mezzogiorno sommatoria di tessere di un mosaico che spesso non è più leggibile, che, nei fatti, forse non esiste neppure. Ed è quindi disarmante leggere, nella proposta di Piano, che l’Abruzzo prende atto della avvenuta frammentazione regionale, senza dire come si ricompone un “quadro” Italia, anzi si afferma che così si acquisisce una collocazione geografica che la “rende vocata ad una “progettualità transfrontaliera” strategica.
Nessun riferimento ad un’area più vasta, come ad esempio il mezzogiorno, da rimettere in moto, attraverso il Recovery Plan, ripensato come “occasione”, visto che la sua arretratezza , e l’Abruzzo è calato in questa realtà, provoca ritardi per il sistema paese, come ci insegna un andamento del PIL che ci consegna perennemente nelle retrovie dello sviluppo dell’Europa.
Deve esser quindi ritagliato un ruolo, che ci riporta ad un ruolo perduto, quello di essere la locomotiva del Mezzogiorno che si rivolge in modo sinergico al Centro-Nord e con una visione unitaria, indispensabile per il rilancio di entrambe le macro-aree e funzionale a un riequilibrio del Paese e a ristabilire la sua posizione in Europa e nel Mediterraneo, superando il dualismo storico dell’economia e della società italiana. Il Recovery Plan è l’occasione per noi, nel momento in cui la U.E. si è impegnata a superare il quadro pandemico, per stare nel processo economico, produttivo e sociale che si troverà a fare i conti con lo straordinario cambiamento globale che si è prodotto in questi anni, a cui deve rispondere come già aveva cominciato a fare al momento dell’insediamento della nuova Commissione.
Quindi per l’Abruzzo si pone l’obbligo, non di proporre progetti “disarticolati” ma l’impegno a stare dentro processi utili a: A) Superare i ritardi dovuti al mancato aumento della produttività (siamo agli ultimi posti), con l’impiego dei grandi progressi della tecnologia e dell’aumento degli investimenti; B) restituire alle popolazioni della sicurezza sociale e sanitaria liberata dai rischi e dalle incertezze determinate dalla pandemia; C) chiedersi se presentarsi all’appuntamento con 74 Progetti, slegati tra di loro con una logica nel quale si considera il Recovery uno strumento di elargizione di risorse uguale ai tanti altri, e non l’idea che ha l’Europa di determinare un nuovo assetto della competizione tra le diverse aree del mondo; D) Prendere atto che le cose che influenzano la produttività sono le tendenze di lungo periodo dell’invecchiamento della popolazione europea e le sue conseguenze rispetto a welfare e crescita, anche se esso potrebbe essere in parte bilanciato dagli effetti positivi di migrazioni ben regolate; E) dare alle questioni della transizione energetica e quella dei conflitti commerciali in corso per la supremazia tecnologica, il valore che questi aspetti hanno nella competizione tra aree del mondo.
Questo quadro ci consegna un mondo in cui la EU si trova a confrontarsi con aree del mondo che sono, oggi, rispetto al nostro Continente, in una situazione di vantaggio relativo. Ed allora gli effetti, per la nostra Regione dovranno vedersi nella composizione dell’export, in particolare – nel nostro caso – con quali politiche accresciamo le nostre capacità di stare nel mondo della produzione dei prodotti intermedi rispetto ai prodotti finiti. Forse essere transfrontalieri significa guardare ad un ruolo di particolare interesse essere per la UE sponda del Mediterraneo. Allora bisogna dire che l’Abruzzo è pronto a candidarsi, con il suo Porto di Ortona, ad essere punto di snodo per una diversa politica della Marittimità e della nuova infrastruttura virtuale e materiale di logistica. Candidarsi ad essere punto di riferimento nella creazione di nuovi spazi economici, verso est e verso sud , da crocevia per il Nord, per una grande parte del territorio meridionale. Non solo. Nel momento in cui si dovesse abbracciare una prospettiva mediterranea, occorre che alla scelta di area si associno progetti d’investimento in grado di aumentare la produttività, sia che si tratti di progetti per la transizione ecologica che di scelte a favore di quella digitale. Il trinomio deve essere: area – tecnologia – produttività, ma anche noi, per il Paese e per l’insieme della EU l’apertura di nuovi spazi commerciali con le nuove rotte del commercio e con l’adozione di tecnologie, di stare dentro le grandi reti e i collegamenti di energia solare, visto che le grandi imprese puntano addirittura a realizzare insediamenti di produzione nelle aree desertiche del Sahara. L’idea centrale è la richiesta di una Regione, che dagli anni 80-90 in poi è stata spogliata della presenza dei grandi gruppi ex pubblici, propone il proprio territorio, per la realizzazione di una nuova politica economica che dovrà tenere conto, nella stesura del PNRR, dell’esigenza di essere luogo dove allocare l’innovazione, pensando alle opzioni d’investimento in infrastrutture e logistica coerenti con questa prospettiva, nel momento in cui, ecosostenibilità e tecnologie digitali si applicano alle scelte in materia portuale. Niente piccoli progetti, o meglio presentarsi con 74 Progetti non si offre una idea chiara dei propri obiettivi. Tal contrario massima urgenza deve essere data alla problematica della mobilità e della logistica da realizzare sia su strada che per ferrovia. L’Abruzzo ha autostrade, da riportare in situazione di sicurezza, ma anche una rete ferroviaria da rimodulare al massimo della efficienza e capacità di produrre valore aggiunto, realizzando investimenti con reti di controllo e gestione del traffico che, attraverso l’impiego del digitale e dell’intelligenza artificiale, consentano di realizzare i servizi necessari ad un’economia competitiva, che non significa soltanto treni ad alta velocità. Ma dentro questo quadro altrettanto si può dire per la Zona Economica Speciale che è tale non solo perché consente l’aggregazione di nuove attività e ha un regime fiscale di vantaggio, ma anche perché realizza un reticolo di servizi interconnessi, che sono la condizione per realizzare lo sviluppo di queste aree. L’Abruzzo ha una collocazione geografica che, sin dalla antichità, le ha consentito di essere punto di cerniera e di passaggio tra diverse realtà ed è proprio la ZES il luogo dell’incontro tra l’asse Tirreno Adriatico, l’area del Mezzogiorno e le “Autostrade del Mare”. Quindi nessun indugio per risalire la china il Recovery è una occasione per l’Italia ma lo deve essere anche per noi se non vogliamo restare la cenerentola di una Europa che torna a correre. Ma occorre maggiore partecipazione del “sapere” di una intera collettività. Il Governo attuale pur con l’autorevole guida di un economista di valore e di esperienza europea non potrà insistere su quel modello di “Regioni locomotiva” secondo il quale, per riprendere a far crescere il Paese, occorre “far correre Milano, anche a costo di rallentare – momentaneamente! – Napoli”.
Il Mediterraneo, insieme ai paesi dell’Africa sub Sahariana è l’area al mondo a più forte aumento demografico: per i Paesi rivieraschi del bacino si prevede, nei prossimi tre decenni, un aumento di popolazione. L’ipotesi è che verranno superati gli oltre 790 milioni e un significativo sviluppo delle relative economie, che costituiscono non solo il serbatoio delle giovani generazioni ma anche di fonti energetiche rinnovabili, di importanti giacimenti di gas e delle materie prime di base. L’obiettivo, per noi, è quello di stare dentro una politica euro-mediterranea, che è fondamentale per il nostro ruolo. Il Porto di Ortona, l’infrastrutturazione stradale e ferroviaria aree attrezzate per una logistica di avanguardia ci devono proiettare nelle alternative previste dalla Marittimità ( sistema di Autostrade del Mare), fattore di ulteriore nostro vantaggio, sul versante della transizione energetica e della sostenibilità ambientale. L’Abruzzo deve entrare , grazie anche all’ancoraggio con il mare Nostrum nella grande piazza di un mercato di scambio. Il mare non è solo “balneabilità” o passivo mare di transito, ma luogo dello scambio “sostenibile” con i nuovi mercati. Non è pleonastico dire che la ZES, collegata al sistema della logistica e della infrastrutturazione, si pone realisticamente ina ipotesi di sviluppo del Mezzogiorno continentale che può affiancarsi alle altre realtà portuali, campane e pugliesi e con le ZES siciliane (Augusta-Catania), nonché della Sardegna. È proprio dentro questo sistema imperniato su un Cluster di ZES, che addirittura l’intero paese e l’Europa, possono cercare il recupero della presenza nell’area euro-mediterraneo, pensando anche alla transizione energetica e della sostenibilità del Green. Chiaramente un campo di iniziativa per una nuova Regione, che esce fuori dal guscio che cerca, insieme all’Italia, in sede UE, la valorizzazione della “risorsa mediterranea”, intrecciata, come detto in precedenza con l’asse Tirreno-Adriatico. Un Abruzzo che pensa allo sviluppo del suo territorio , che collega le ricchezze agro-ambientali e culturali delle sue “zone interne”, al resto del territorio fatto di centri cittadini ed “aree Vaste come Chieti-Pescara”, che hanno vita produttiva limitata ed asfittica, e tale resteranno, finché non si guarda al sistema Abruzzo-Mezzogiorno ed offrirsi come un contenitore organico arricchito di competenze, di risorse produttive e di infrastrutture da sviluppare e integrare con un Progetto di Sistema da raccordare con l’intero Paese.
Infine, per quanto riguarda la nostra regione, se si vuole avviare un Progetto di Sistema Sostenibile, dobbiamo riferirci a:
- al “Piano per il Sud e la coesione territoriale”, trasformato in uno strumento operativo, a partire dall’applicazione piena della Clausola approvata dal Governo Gentilone;
- la Zona Economica Speciale (ZES) deve essere uno strumento operativo attrattivo degli interessi imprenditoriali e punto di coesione per l’operatività di un sistema vasto;
- il Porto di Ortona reso competitivo per le nuove strategie di Marittimità e di riferimento per la UE nell’euro-mediterraneo: