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Trasparenza. I cittadini vogliono conoscere, sapere e suggerire.
La notizia è data dalla descrizione di una polemica che ha contenuti auto referenziali e concettualmente ripetute. La Giunta Regionale, attraverso il suo Assessore regionale alla Sanità dott.ssa Verì, aveva fatto sapere che i conti nel suo settore di governo, erano stati lasciati in ordine. Un episodio di “fair play” o descrizione dello stato reale della situazione contabile. Ne vorremmo sapere di più, ed allora devono essere pubblicate la Tabella Economica consuntiva degli anni 2018 e la Tabella Economica pre-analisi dell’anno 2019. Vogliamo ricordare che è un diritto dei cittadini conoscere la situazione reale. Infatti tutti gli interessati a partecipare alle decisioni delle istituzioni hanno diritto, a trovare e prelevare, dati e documenti pubblici per un’effettiva conoscenza dell’azione delle PA. Dati che devono essere diffusi e direttamente accessibili sui siti istituzionali. Allora riteniamo un obbligo da parte della Regione Abruzzo pubblicare, e rendere trasparenti, la documentazione sulla sanità e le Tabelle Economiche CE consuntive della spesa reale. L’obbligo riguarda anche il rendere facilmente leggibili i dati sulla spesa . Quindi tabelle, in possesso dell’Assessore regionale alla Sanità, inviate al Ministero della Salute, che devono essere portate anche a conoscenza dei cittadini. A quelli che hanno pagato, e pagano, la lunga fase del commissariamento, solo recentemente superata, mentre si assumano decisioni ed impegni per il futuro della sanità regionale. Ma se è vero quanto detto dall’opposizione che il comparto, dopo l’approvazione del bilancio di previsione 2020, soffrirà di tagli per 75 milioni di euro nel biennio 2020-2021 è avvenuto l’esatto contrario, di quanto dichiarato dall’Assessore al settore e ribadito dal Presidente della Regione Marco Marsilio (Fratelli d’Italia) che annunciava la fine dei tagli alla Sanità regionale. La cosa non è banale, visto che nel bilancio approvato la Sanità assorbe l’82% delle risorse della manovra da poco più di sei miliardi di euro. I numeri ci dicono che dei ca. 3,3 miliardi di euro di spesa 2,6 miliardi di euro sono quelli per la spesa sanitaria, che sono finanziati quasi del tutto dai trasferimenti statali nell’ambito del fondo sanitario nazionale, visto che le entrate da ticket e superticket, finalmente abolito dal Ministro della Salute Speranza, e quelle da prestazioni sanitarie sono esigue. Niente di nuovo visto che le risorse sono simili a quelle erogate dal Fondo Sanitario anche negli anni passati. Infatti nel quadriennio, a noi noto, anni 2013/2017 si va con i valori totali della produzione dall’anno 2013 con 2.615.057 al 2017 con 2.681.058 Questi dati sono quelli ufficiali ricavati dalle, già richiamate Tabelle Economiche CE , i cosiddetti consolidati economici degli anni che la Regione ha pubblicato, e dei quali siamo venuti a conoscenza, per elaborarli come Focus Abruzzo. Ora sappiamo, grazie all’assessore Veri viene confermato, che l’equilibrio economico conseguito nel 2018 (infatti l’ente è uscito dal commissariamento per la sanità) per il 2019 la Regione ha calcolato un disavanzo di 14,5 milioni di euro che sarà di 59,9 milioni nel 2020 e 69,6 milioni nel 2021. Ma non c’è strumento finanziario che sia in grado di chiarirci il perché di una previsione di debito negli anni 2020 e 2021. L’assurdo è che ci troviamo di fronte ad una, non sufficientemente spiegata, pratica da equilibristi dove addirittura le previsioni vengono fatte in deficit . Cioè i documenti, come il DPEFR Abruzzo, elaborati sulla sanità diventano uno specchietto per le allodole, che invece di essere tradotti in Progetti, Obiettivi e Bilanci di previsione diventano esercizio di esperti di economia domestica. Ora al netto delle dotte disquisizioni sulla possibilità di ridurre la spesa anche tramite la riduzione dei ricoveri, a partire da quelli che per l’assessore consistono nel «ridurre gli ingressi inappropriati in pronto soccorso» perché gli abruzzesi devono capire che «non per ogni cosa è necessario andare in ospedale». Cioè visto che non si prevedono investimenti, in mezzi, attrezzature e personale come evitarli senza organizzare la rete territoriale o, ad esempio, la Casa della Salute, come si pensa di invertire una tendenza alla riduzione dei servizi dei socio-sanitari e della erogazione delle prestazioni da parte delle strutture pubbliche ospedaliere ed extraospedaliere. Allora si taglia e basta. È non è una novità per gli abruzzesi. Ma al netto della prevista riduzione nel consumo dei farmaci dovuto alla riduzione dei ricoveri (?), alla virtuosità della Stazione appaltante, e della spesa nella convenzionata, ci sembrano inspiegabili le previste riduzioni dei dispositivi medici per i ricoveri. Una voce di spesa che vede una crescita esigua da anni, quindi bloccando, la spesa a favore dei dispositivi medici, la sanità abruzzese continua nella stagnazione delle capacità professionale esistente nelle risorse umane a disposizione ed omessi interventi nell’assistenza. Altro punto di riduzione della spesa e il non ricorso alle prestazioni fuori contratto. Magari il blocco degli straordinari e dei turni in essere, così svuotando servizi e reparti a corto di personale, ma nessuna riduzione di spesa si prevede per gli operatori privati, visto che ai due direttori generali delle Asl di L’Aquila e Chieti è stato chiesto di «prevedere l’oscillabilità del budget mensile per le prestazioni degli operatori privati anche del 20%, a prescindere da qualsivoglia autorizzazione delle stesse Asl». È questa la “profonda riorganizzazione di tutti i processi”. È questo che dobbiamo attenderci dal piano operativo, ancora al vaglio del tavolo di monitoraggio, che non si è ancora espresso nel merito, come afferma l’Assessore”. Sul personale, però la giunta, dopo anni, avrebbe autorizzate 1755 nuove assunzioni nelle Asl, consentendo alle aziende sanitarie anche la possibilità di sostituire ‘1 a 1’ i dipendenti che vanno in pensione o si dimettano. Mentre per il personale già in servizio sono stati previsti percorsi di alta formazione per aggiornare e riqualificare il bagaglio professionale di ognuno. Bene. Ma la cosiddetta posta in gioco come si sviluppa. Stiamo parlando di una profonda inversione politica, in una regione che ha visto una regressione numerica di personale al di sopra, addirittura, delle stesse indicazione della legge in vigore in materia di dimissioni ed assunzioni. Infatti nel già citato quadriennio si passa da 759.716 (migliaia di euro anno 2013) a 747.036 (anno 2017), una spesa calata di -12.680. Quindi la Giunta regionale deve ritenere legittima la domanda su come potrebbe essere utilizzata questa enorme quantità di personale prevista in quali strutture, per fare cosa e con quali programmi per invertire una tendenza che abbiamo visto in forte tendenza negativa. Questa è la sfida che in maniera evidente la Giunta Regionale non intende fare, Che nome dare al rinvio, nei fatti, di decisioni che attendono una loro soluzione. Dai Super Ospedali (DEA di II livello), passando per la sanità territoriale fino alle strutture per la cura delle malattie cronico degenerative e delle demenze. In conclusione è necessario superare le resistenze campanilistiche, l’operare degli interessi privati e l’ostilità dei contro innovatori.