Sanità.

MES in pillole. Un contributo per dire che non c’è niente di nuovo.

Il Mes è qualcosa di nuovo? Il Meccanismo Europeo di stabilità è nato nel 2012 con la funzione di prestare assistenza agli Stati in difficoltà finanziaria. Dal 2017  si è iniziato a discutere di una possibile modifica  al trattato esistente.  I Paesi hanno trovato un accordo politico preliminare nel giugno di quest’anno sull’insieme delle correzioni da apportare e il mese prossimo è atteso il via libera ufficiale dei governi.  Per entrare in vigore serve poi la ratifica dei parlamenti dei singoli stati. Lega e Fratelli d’Italia (che già disse NO a qualsiasi modifica, evidentemente a loro piace il meccanismo di austerità finora applicato), in prossimità della scadenza di dicembre, hanno accusato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte di non avere rispettato le indicazioni dell’allora Maggioranza Lega-M5s che chiedeva al governo, prima dell’intesa di giugno, di non dare il via libera a una serie di modifiche al trattato e di aggiornare il Parlamento sull’esito della trattativa.È opinione della Lega, l’accordo raggiunto con gli altri Paesi avrebbe disatteso queste indicazioni e il Parlamento non sarebbe stato adeguatamente informato.

Ma il Mes modificato aiuterà le banche tedesche?Una delle novità principali della riforma è che si prevede che il Mes possa sostenere il Fondo di Risoluzione unico per le banche. Nel concreto si tratta di una sorta di “paracadute di un paracadute” per le banche europee. Il Fondo di Risoluzione unico è alimentato dalle banche, non dagli Stati, ma qualora si presentasse una crisi particolarmente grave, ora potrebbe chiedere aiuto al Mes se non avesse mezzi sufficienti per intervenire. Questa doppia protezione è una garanzia per tutte le banche europee, non solo per quelle tedesche. Scongiurare una crisi di un grosso istituto europeo è interesse di tutti i Paesi, non solo di quello a cui appartiene la banca in difficoltà.

C’è un legame tra il salvataggio delle banche tedesche con il rischio di ristrutturazione del debito per l’Italia?Assolutamente niente. Solo la candidata leghista alla presidenza della Regione Emilia Romagna Lucia Borgonzoni associa strumentalmente le due questioni. La prima riguarda il sostegno del Mes alle banche attraverso il Fondo di Risoluzione unico, il secondo quello del Mes agli Stati in difficoltà. Quindi una imbarazzante confusione frutto di incompetenza.

Ma il rischio di ristrutturazione del debito per l’Italia? –  Né nel testo originario, né in quello modificato si parla esplicitamente di ristrutturazione del debito, tuttavia ora come prima il Mes può decidere di accordare assistenza finanziaria a un Paese in difficoltà chiedendo che una parte del debito venga ristrutturata. Non si tratta di un automatismo, come chiedevano alcuni Paesi del Nord Europa, ma di una decisione sulla base di una analisi di sostenibilità del debito che viene condotta congiuntamente dalla Commissione europea e dal board del Mes. Se il debito viene giudicato insostenibile, si può chiedere la ristrutturazione.  Per decisioni di questo tipo serve comunque la maggioranza qualificata dell’85% del capitale. L’Italia, avendo il 17,7%, potrà sempre porre il veto. Tradotto: nessuno potrà imporre la ristrutturazione del debito italiano senza il consenso dell’Italia.

Ma cosa cambia allora? Una novità importante riguarda un aspetto tecnico che rischia di avere ricadute pratiche sulla percezione degli investitori sul nostro Paese. La riforma in discussione prevede l’introduzione di un sistema semplificato per le procedure di ristrutturazione del debito. Posto tutto quello che è stato scritto sopra, ovvero che il percorso che potrebbe portare a chiedere una ristrutturazione del debito resta tutt’altro che agile, a cambiare potrebbero essere le modalità tecniche. Dal 2022 i nuovi titoli di Stato emessi verrebbero accompagnati da una clausola che sostanzialmente consente a una maggioranza qualificata di investitori di far scattare la ristrutturazione. Questa “semplificazione” potrebbe, secondo alcuni osservatori, aumentare le percezione di rischio sui nostri titoli, spingendo così gli investitori a chiedere tassi di interesse più alti.

Il testo della riforma del Mes è intoccabile? Tecnicamente sì, ma come ha spiegato il ministro Gualtieri in audizione in Parlamento “il testo del trattato è chiuso”. Essendo già stato raggiunto un accordo politico a giugno è difficile che l’Italia possa rimettere mano al testo. Anche perché, come ha spiegato a più riprese il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la riforma del Mes si inserisce in un più ampio “pacchetto” di interventi caldeggiati da tempo dal nostro Paese. Bocciare la riforma del Mes significa mettere in discussione anche gli altri provvedimenti che sicuramente avvantaggerebbero l’Italia. Tra questi c’è ad esempio l’introduzione di un’assicurazione europea sui depositi, da sempre osteggiata dalla Germania e su cui recentemente Berlino ha però cambiato rotta.

Facciamo ordine. È iniziata  la saga del MESMeccanismo Europeo di Stabilità)  grazie alla decisione della Lega e di Matteo Salvini di aprire un nuovo fronte nello scontro con il Governo e soprattutto con Giuseppe Conte. Una scelta incomprensibile ai più visto che la Lega era andata al governo con la promessa di riformare i trattati europei. Dunque Salvini che prometteva addirittura di mettere mano al trattato di Maastricht non si sia accorto della trattativa per la riforma del MES e non abbia fatto nulla per “cambiarlo”.

Andando ai fatti nessuno ci può togliere dalla testa ché la Lega era consapevole di cosa stava succedendo a livello europeo e che in diverse occasioni abbia deciso di non intervenire. Ha solo richiesto di  “sospendere” le trattative in vista delle elezioni europee (ma solo perché i leghisti speravano che i sovranisti vincessero ovunque) e quella generalissima di non approvare “condizioni peggiorative” per l’Italia (Giovanni Tria, ministro del Conte 1, sostiene non lo siano) la Lega non ha mosso un dito per fermare la riforma del MES. Né avrebbe potuto: si decide a maggioranza.

 

Perché ? Cosi lavora la Lega al Parlamento Europeo.

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