Ambiente

Economia Circolare , per superare la pratica DELLO SMALTIMENTO IN MARE DEI LIMI FLUVIALI E PORTUALI,

Con l’approvazione della Legge 2 Novembre 2019 n. 128, si stabilisce un passaggio fondamentale per il tentativo di sviluppo di una Ipotesi imprenditoriale che come, Focus Abruzzo, caldeggiamo da sempre. Finalmente un articolo di legge che consente maggiore operatività agli operatori che pensano ad una transizione verso l’economia circolare. Stiamo parlando dell’Art. 14-bis (Cessazione della qualifica di rifiuto) che sposta l’attenzione sul riutilizzare, aggiustare, rinnovare e riciclare i materiali e i prodotti esistenti. Quindi quello che normalmente si considera “rifiuto” può essere trasformato in una risorsa. Naturalmente diversi sono i soggetti da impegnare una volta chiarita l’antica discussione sulla nozione di rifiuto e del suo trattamento, ma soprattutto è necessario un diverso approccio della politica e dell’operatività delle istituzioni. Da tempo sosteniamo la necessità di affrontare i problemi derivanti dall’aumento demografico mondiale, della crescita di domanda di materie prime e dell’aumento delle disuguaglianze tra nazioni meno ricche. Tutti temi che fanno cresce il bisogno di un nuovo modello economico, basato su una gestione delle risorse naturali più sostenibile e razionale. Al giorno d’oggi consumiamo risorse e produciamo rifiuti come se disponessimo di un pianeta e mezzo da cui attingere. Il Global Footprint Network, l’organizzazione internazionale che ha iniziato per prima a calcolare la misura dell’Impronta Ecologica, per calcolare il consumo delle risorse, nel 2017 ha individuato il 2 agosto come giorno in cui la popolazione ha utilizzato il totale del budget a disposizione di risorse naturali per un intero anno. Questo sta a significare che in circa 7 mesi la popolazione mondiale ha esaurito i beni e servizi che il pianeta può fornire in un anno intero (vegetali, carne, pesce, frutta, legna, capacità di assorbimento di CO2 etc…). In una situazione tale c’è bisogno di cambiare il modello economico: la circular economy permette di passare da un semplice modello a ridotto impatto ambientale a un alternativo modello economico più attraente, basato sulla creazione di valore, economico, ambientale e più positivo a livello sociale. C’è bisogno di un cambiamento a monte, dove bisogna migliorare la gestione delle risorse naturali, aumentando la loro efficienza produttiva nei processi di produzione e consumo, riducendo gli sprechi e cercando di mantenere il più alto possibile il valore di prodotti e materiali. Non solo a monte, a valle occorre evitare di far smaltire in discarica tutto quello che possiede ancora una qualsiasi possibile utilità e anzi, cercare di recuperarlo e reintrodurlo nel sistema economico. Questi due aspetti fondamentali rappresentano l’essenza dell’Economia Circolare che punta a far diventare le attività economiche più efficienti e a meno impatto sull’ambiente grazie all’innovazione tecnologica e ad una migliore gestione. La transizione verso un modello economico basato sull’economia circolare che possa gestire in maniera più razionale ed efficiente le risorse ha bisogno di un sistema di strumenti regolatori ed economici e la sensibilizzazione di tutti i partecipanti al sistema sociale (imprese, pubblica amministrazione, consumatori, associazioni). Negli ultimi 40 anni il modello basato sull’economia circolare si è molto evoluto. Molti temi come il reperimento sostenibile delle materie prime, la produzione e la progettazione ecologica, la distribuzione e il consumo più sostenibili, sono diventati temi chiave per l’economia circolare. Un modello di economia che coinvolge grandi imprese ma soprattutto piccole e medie imprese è in grado di creare nuovi posti di lavoro e contemporaneamente diminuire notevolmente la domanda di materie prime vergini. Ma quale è la nostra  l’idea ? Utilizzare la filosofia culturale insita nella proposta metodologica di Economia Circolare , per superare la pratica DELLO SMALTIMENTO DIRETTO IN MARE DEI LIMI FLUVIALI E PORTUALI, O IL LORO UTILIZZO PER IL RIEMPIMENTO NELLE VASCHE DI COLMATA.  Avanzare , quindi la nostra idea di  progettare e sviluppare un sistema di sistemi di rigenerazione e riuso, dei limi fluviali e marittimi, facendo crescere SOLUZIONI INDUSTRIALI ED ECOLOGICHE PIÙ CORRETTE, PRINCIPALMENTE BASATE SULL’IMPIEGO PRODUTTIVO (AD ESEMPIO ALL’INTERNO DEI CEMENTIFICI, PER LORO SOSTITUZIONE DELL’ARGILLA UTILIZZATA) ED AMBIENTALE (ATTIVITÀ DI TENUTA E RIPRISTINO, AD ESEMPIO NELLE CAVE, NEI RIEMPIMENTI DELLE STRADE E DELLE ATTIVITÀ DELLE OPERE PUBBLICHE). Ma non sono per niente trascurabili  LE RICERCHE CONDOTTE sui sedimenti dragati del porto di Livorno. Capofila l’Istituto per lo studio degli ecosistemi (Ise-Cnr)  dal dragaggio dei sedimenti dei corpi idrici portuali – attività svolta regolarmente per consentire la libera navigazione delle imbarcazioni – si possano ricavare substrati per la coltivazione nel settore del vivaismo e della frutticultura. Una occasione innovativa per la crescita di attività in grado di produrre occupazione qualificata. La soluzione, quindi, secondo alcuni esperti biologi di fauna marina, è il superamento della dizione di rifiuto, per aderire così a concetti moderni ed europei delle QUATRO grandi R: Riciclaggio, Riuso, Riutilizzazione e Recupero. In sostanza ci viene spontaneo proporre una soluzione duratura (e non soluzioni devastanti di emergenza) con logico e conseguente trattamento di neutralizzazione, e di riutilizzazione industriale più conforme ad una cultura in difesa della natura. I fanghi smaltiti, in mare, sconvolgono l’habitat della fauna ittica. Il mutamento della sedimentologia del fondo marino. Provoca, danni ambientali ma anche alla balneabilità  e, quindi all’economia turistica. E non è poco per il PIL della nostra Regione.