Autonomia Differenziata

Sull’Autonomia Differenziata, la Gelmini accelera, mentre i governatori del Sud, insieme a Marsilio dormono.

Iniziato l’assalto al malloppo nella più generale distrazione. Tutto avviene mentre si fa finta che il problema politico del governo del paese, e di una eventuale crisi di governo, esiste solo per la irresponsabilità dello “sciagurato” Conte. Molto osé come concetto  affermare che, i  temi sollevati dal Movimento 5Stelle, e  le questioni poste, non  riguardassero le imprese avviate ormai al fallimento e  gli italiani che annaspano nella povertà e nella palude dei servizi negati, insieme ai  lavoratori, sempre più precarizzati, catapultati  in una fase di  feroce inflazione. Tutti temi sollevati dal Movimento dei 5Stelle, che insieme alla questione della transizione energetica  e ambientale, costituiscono il “grumo” della insostenibilità del governo e della sua azione. Naturalmente, e ne abbiamo proprio bisogno, assistiamo alla ennesima comica di Salvini tutto adontato per il delitto di lesa maestà ad un governo minacciato dallo Ius soli, grazie ad una discussione in Parlamento, insieme alla proposta di “depenalizzazione” della Cannabis. Dunque il mancato eroe del Papete II si “ingrugnisce” sulle attività del Parlamento, scaricandole sulle responsabilità del Governo. Ma una azione condotta da una rappresentante di Governo la Ministro Gelmini, insieme ai suoi compari delle regioni del Nord ha già predisposto  “occultato”  DDL per l’Autonomia Differenziata, non viene assunta come operazione di rottura, che si sviluppa non tendendo nemmeno conto degli accordi che il Ministro precedente Boccia aveva raggiunto con tutte le regioni. Ma a questo mancato rispetto nei confronti degli altri partner di governo , possiamo solo aggiungere l’informazione che la “scaltra” Ministro si è confrontata ed ha  contrattato  in riunioni tra soli beneficiari, cioè i presidenti delle Regioni del Nord, e con l’esclusione dei danneggiati, presidenti delle Regioni del Sud. Quest’ultimo tema scompare, non appassiona il sistema politico italiano e tanto meno indigna il centrista Berlusconi sortito dalla deriva crepuscolare che invoca un  rimpasto di governo, contro i cattivi di 5Stelle.  Ma nulla dice, lui che è stato  Presidente del Consiglio  , quindi molto informato sui danni fatti,  di un governo,  che ha permesso lo spostamento più elevato di risorse dal Mezzogiorno verso le regioni del Centro Nord. Ma è tutto il sistema politico e mediatico italiano, che deve fare una operazione di verità e cominciare a discutere su come superare il meccanismo “perverso” della spesa storica, messo in piedi da Berlusconi, ma lasciato in piedi anche dai governi successivi. Anzi fu il governo Conte II con il Piano Sud, elaborato  insieme al ministri del Mezzogiorno Provenzano, ha tentare una inversione di tendenza. Ma quel Piano è rimasto nel capace cassetto del governo Draghi, mentre lo spostamento di risorse a favore del Nord è ormai certificato dai dati della contabilità nazionale, che consente anche al più sprovveduto di scoprire l’abile “artifizio” contabile inventato, appunto durante il Governo Berlusconi, dall’ineffabile Ministro Leghista Calderola, mentre i Ministri Tremonti Meloni, complice il Vicesegretario nazionale Lega Nord, assistevano con complicità o insufficiente competenza. Deve essere aggiunto che anche la “seconda legenda ”, basata sull’ipotesi che se si desse il giusto al Sud non saprebbe nemmeno come spenderlo, è bieca furbizia dimostrata dai dati certificati della Ragioneria generale dello Stato: i fondi di coesione destinati al Sud, e che il Sud per la vulgata dominante non saprebbe spendere, in realtà sono sottostimati fino al punto che ci permette di dire che non esistono. Questo è stato prodotto dal primo step della oggi rilanciata Autonomia Differenziata. Ma così, come non apprezzammo, la sortita dell’ex ministra agli Affari Regionali la leghista Erika Stefani,  che cerco di affrontare senza clamore, nel più attento riserbo, con numeri “taroccati” sulla spesa pubblica per addirittura rafforzare l’attuale meccanismo di Spesa Storica  di trasferimento delle risorse verso il Nord, non possiamo consentire alla sua furba sostituta Gelmini di concludere il misfatto.  Bisogna che i politici del Mezzogiorno, i presidenti delle regioni facciano tesoro di quello che da diverso tempo autorevoli ricercatori, e lo stesso Svimez, denunciano quanto parlano in esplicito di “scippo”. Una cifra pari a 62,3 MILIARDI che ogni anno dalle regioni meridionali è stata  dirottata verso quelle del Centro-Nord. Esagero, non è così ? Bene ed allora cosa aspettiamo che la ragioneria di Stato si decida a certificare lo spostamento o il suo contrario. Ma l’esperto è il Ministro Giorgetti che,  quanto era Presidente della Commissione Bilancio, fu costretto a promuovere una valutazione attenta sulla distribuzione delle risorse, incaricando la ragioneria del Parlamento,  ma non pubblicò mai i risultati. Ma se è così, l’intento è quello di  occultare la discussione politica su un’azione grave per fare passare come scontata una idea dell’Autonomia Differenziata come cosa loro. Ci troviamo di fronte ad un DDL redatto da burocrati istruiti ed indirizzati dalla Gelmini che ha esclusa la partecipazione dei Presidenti che non “governano” le regioni del Nord. Ma la cosa che colpisce e che passi pure per il nostro sempre “distratto”  Presidente Marsilio, già disattento anche di fronte ad una nostra denuncia sullo spostamento di risorse, nel campo della Istruzione e della sanità, dall’Abruzzo alle regioni del Nord pari. Solo nei primi tre anni, a causa della non adozione dei fabbisogni standard, abbiamo assistito ad una decurtazione di ben 394 milioni di euro, ma alla Giunta Regionale alla politica abruzzese sono argomenti che non interessano. Fa stupore che gli altri che vengono esclusi  i vari Occhiuto, De Luca, Emiliano. Improvvisamente emerge la grande domanda sull’assente da sempre e se è possibile mettere la museruola a tutto il Parlamento, ovvero tutti i rappresentanti del popolo compresi i cittadini del Mezzogiorno. Un DDL che ha un percorso ben definito, figlio antico del “canagliume” politico che sostiene l’idea di un mezzogiorno “zavorra” del Paese.  Quindi lor signori pensano ad una “bicamerale” sulle questioni regionali chiamata a dare un parere sulle intese avanzate dalle Regioni, mentre l’aula si limiterà a votare sì o no, a maggioranza assoluta, il disegno di legge in cui sarà stato trasformato lo schema di intesa tra la singola regione e il governo. La prima domanda che sorge spontanea è possibile che la classe politica meridionale ed abruzzese non abbiano una minima reazione di stizza? Sarebbe comprensibile la esplicitazione di una irritazione che li spinga a chiedere, almeno un dibattito parlamentare, con il giudizio del Governo sulla iniziativa “divisiva” del Ministro Gelmini. Mentre i Presidenti delle Regioni meridionali dovrebbero esprimere la loro deplorazione, presso la Conferenza delle Regioni anche per verificare il punto di avidità dei presidenti del nord nel voler gestire tutto il banco di soldi pubblici statali in base alla spesa storica. Vorrei aggiungere che “abboccare” alla vecchia barzelletta della Gelmini sulla determinazione in un anno dei LEP, dopo che questi attendono di essere determinati da oltre 20 anni è un’altra chicca per i “terroni” bocconi. Eppure nel DDL è tutto chiaro, infatti all’art. 4 del provvedimento c’è scritto che: “Le risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie all’esercizio da parte della Regione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia sono definiti dall’intesa di cui all’articolo 2 nei termini di spesa storica sostenuta dalle amministrazioni statali nella Regione per l’erogazione dei servizi pubblici corrispondenti alle funzioni conferite quale criterio da superare a regime con la determinazione dei costi, dei fabbisogni standard (…)”.  Quindi, secondo la gentile Ministra, siamo tutti i gonzi e per nulla consapevoli della “efferatezza” della riproposta Spesa Storica.  Ma se non è una pigliata per i fondelli rievocare una modalità che ci ha condotto, ad esempio, ad un solo Asilo Nido a Reggio Calabria, a fronte di città del Nord che ne hanno a decine. Come non comprendere che la Spesa storica è quel meccanismo che dice che se non hai speso in Sanità o Istruzione, vuole dire che non ne hai bisogno e, quindi non vengono previste risorse, per quelle attività, anche per il futuro. L’idea che circola di Autonomia Differenziata, oltre alla conclamata “avidità” del Nord verso il Sud è la stessa che ha impoverito, a tale punto l’assetto pubblico dell’intero mezzogiorno, che per il nostro paese “ammalato” di disomogeneità territoriale la stessa UE ha previsto,  rispetto a tutti gli altri stati membri, una  quota maggiore del PNRR. Quindi i solerti Ministri leghisti, in particolare Giorgetti e Caravaglia, che fanno capriole, per assegnare minori risorse al Mezzogiorno, anche nella progettazione del PNRR, dovrebbero rivedere il loro cattivo operato,  mentre la  Ministra per il Sud, Mara Carfagna dovrebbe dissuadere sia la collega Gelmini a proseguire nella sua azione antimeridionale, ma anche i colleghi leghisti, a bloccare la loro ”voracità”. Gli abruzzesi e i suoi rappresentanti sono chiamati ad esprimersi su questa idea di dividere ulteriormente il Paese anche attraverso le Autonomie Differenziate. Ci sono diritti, come quello all’istruzione, alla sanità e al lavoro, che devono essere di tutti. Tra l’altro di fronte ad un mondo che si sta globalizzando, dove si prevede che  l’India supererà in abitanti anche la Cina, nelle esistenza della inquietante invasione della Russia della Ucraina e con gli interrogativi sul ruolo dell’Europa e degli stessi, bisogna chiedersi come fanno la Gelmini ed i governatori del Nord, ad affrontare i problemi, chiudendosi nei propri confini sempre più stretti, è una presa in giro. Una situazione difficile e complicata, che con evidenza il Governo Draghi non riesce ad affrontare, per la sua nota insistenza a volerli risolvere da solo, senza rivolgersi a partiti e Parlamento provocando una ulteriore frattura sociale,  tra le persone e nel paese. Cambiare rotta si deve, ma a partire dal sud e dai suoi gruppi dirigenti.