Gli addetti alle sorti dell’andamento della economia, quando devono esplicitare le diverse motivazioni che portano ad un risultato poco gradito, usano sintetizzare le cause nella formula “il combinato disposto”, per dire che le diverse cose hanno determinato l’inatteso precipitare di una situazione che sembrava più favorevole. Una buona tecnica, ma poco convincente quando arriva il “combinato disposto”, nel momento nel quale ci si deve applicare ad analizzare i risultati dell’operato del Presidente Draghi e del suo governo. È giunta l’ora, perché non più di un anno fa (“Il Faro” del 9 Marzo 2021), già mi chiedevo quando tempo avrebbe avuto a disposizione il governo prima dell’esaurimento del “tassametro” sul grado di “disponibilità e responsabilità” del campo largo o progressista della sinistra italiana rispetto a molti contenuti ed impostazione del Presidente Draghi. Una soglia, come previsto, ampiamente superata, ma insufficiente per avviare una riflessione sul percorso fatto finora, nella partecipazione al governo, da parte del “campo largo o progressista”, obbligata, sostiene la “vulgata”, in questa fase di crisi sanitaria rafforzata dall’ombra di una economia di guerra provocata ed influenzata dalla invasione di Putin dell’Ucraina. Eppure, stiamo assistendo a fenomeni economici, del tutto prevedibili e frutto di politiche “distratte” sul tema, che lasciano emergere una ulteriore crescita della povertà. Un fenomeno in crescita dovuto alla inefficacia delle politiche di governo, incapace di “domare” l’economia con canoni, diversi, magari quelli auspicati dalla sinistra europea, quanto inizio a riflettere sulla necessità di realizzare, quello che Lombardi definiva una “società diversa, più ricca perché diversamente ricca”. Ma proprio in mancanza di questo orizzonte politico, sta lavorando con lena, una nuova razza padrona, con l’obiettivo e l’ambizione ad informare, per condizionare ed imporre un primato, senza avere né il mandato elettorale ne titolo alcuno. Di conseguenza la sinistra, quella italiana in particolare, se esiste ancora non può restare a guardare accettando, supina, di essere complice di un processo epocale di diseguaglianza che ha tratto la ulteriore spinta dalla Pandemia, nel richiamato “combinato disposto” ove si è divorata, e si continua a divorare, la capacità di spesa, di reddito e di protezione sociale di milioni di persone, riducendole alla povertà. Tutto avviene (la vicenda energetica ne è una ulteriore testimonianza), mentre alcuni stanno “lucrando” concentrando insieme uno sproposito di ricchezze enormi. Allora chiediamoci cosa si nascondeva dietro la frase di Draghi presidente: non è il tempo di prendere, ma di dare se non pura propaganda politica. Infatti come definire la proposta fiscale, sulla revisione delle aliquote, dove scompare una qualsiasi idea di redistribuzione o forma di solidarietà redistributiva, per evitare un galoppo verso i “conflitti”. Un rischio per campi larghi e progressisti, una certezza di perdita di relazioni con il “proprio popolo”, cioè con quelli da rappresentare, mentre si profila l’arrivo di una deriva che già viveva nei programmi e nelle idee espresse, già da tempo molto prima della assunzione dell’incarico a Presidente del Consiglio italiano da parte dello stesso Draghi. Troppi ottimisti hanno “favoleggiato”, un Draghi keynesiano, alcuni lo dicevano richiamando il suo essere stato allievo del Prof. Caffè. Concetto senza senso, anzi più lontano dalla realtà. D’altronde accostare Draghi al teorico dell’esigenza di costruire e implementare un sistema alternativo a quello “mercato centrico”, capace quindi di supplire alle oggettive mancanze di un’economia di mercato, è pura “blasfemia”. Ancora. Bisogna proprio foderarsi gli occhi con il prosciutto per non vedere che nell’azione di governo è emersa subito la verità, cioè l’attuazione del contenuto del manifesto del rilancio del “liberismo” in Europa, tenuto a battesimo dallo stesso Draghi, con la sua introduzione al G30. L’internazionale del sistema bancario, economico e finanziario, che ipotizza, fino alla conclusione della Pandemia, l’uso delle risorse in campo da indirizzare a favorire l’operatività del sistema finanziario bancario impegnato nel sostegno delle Imprese. Ma senza dimenticare di sottolineare l’essenzialità del ruolo degli Stati chiamati a tutelare l’impatto importante sulla sostenibilità del debito pubblico. Nella pura logica delle politiche dell’austerità e dell’obiettivo di lotta all’indebitamento si capisce quale è il suo legame con la crescita. Il tema del benessere delle persone, della loro condizione di vita, del superamento dei livelli retributivi sempre più bassi (soprattutto in Italia) non vengono nemmeno sfiorati, e nella migliore delle ipotesi sono al più successivi al crescere dell’unico punto di riferimento che resta il PIL. Emerge sempre il consolidato schema liberista, del tutto “scevro” da riflessioni sui limiti manifestatisi con le ricordate politiche, monetariste e di austerità, che hanno dato prevalenza alla distribuzione di risorse alla strumentazione finanziaria, accompagnato da un esercito di riserva di nuova disoccupazione, “linfa vitale” di un’economia orientata all’arricchimento di pochi. Su questo scenario, in Europa, iniziano ad affermarsi diverse opzioni che organizzano programmi ricchi di proposte utili ad una sinistra alternativa in grado di evitare che occupazione, salari e qualità della vita siano fattori che arrivano dopo, sempre nel longeva ed irraggiungibile, secondo tempo. Meglio ripetere, per i nostri lettori : una società più ricca , perché diversamente ricca. Tradurre quei molti sacrifici che già si fanno in decrescita della povertà, a discapito dei facili arricchimenti. Naturalmente sarebbe utile l’arrivo di qualche secco NO alla distribuzione ineguale della ricchezza, evitando una progettazione nell’uso dei Fondi Europei che facilitano la privatizzazione dei profitti e la socializzazione del debito, tutto assegnato allo Stato, cioè a noi. Evitare lo schema antico: debito pubblico socializzato, utili e ricchezza concentrata nelle mani di pochi. D’altra parte, è bene ripeterlo, gli Istituti specializzati raccontano ancora una volta che la Pandemia ha continuato ad impoverire molti, ma ad arricchire pochi. Se nel suo Manifesto il gruppo G30 non ha negata la necessità di approfondire il tema dello stato di salute del sistema bancario, per il finanziamento delle imprese, fermo restando che gli eventuali crediti deteriorati siano garantiti da noi, dallo Stato. Ma questo ripetersi dello schema classico è già noto, per cui a partire dalla nuova strada aperta dalla CEE che offre percorsi innovativi, basati su due fondamentali proposte, a suo tempo avanzate da Jacques Delors, che riguardavano: il rafforzamento del Bilancio comune e la emissione dei titoli europei. Però campo largo o progressista deve fare propria la tesi che fece arroventare il dibattito politico tra i socialisti europei, che stabili giunto il momento di passare dall’utopia al concreto. È giunta l’ora di abbandonare definitivamente l’idea della esistenza di una sorta di “diarchia” tra l’affrontare subito i temi posti sul terreno strettamente economico per successivamente misurarsi su quello dei valori sociali. Mettere al centro l’uomo con i suoi bisogni, con il suo ruolo e con le sue esigenze, se la sinistra vuole avere un domani, ad essere al centro del progetto della Europa dei popoli dove la buona occupazione diviene questione principale per la persona umana portatrice di bisogni materiali, casa, lavoro e salario dignitosi. Beni essenziali per la sopravvivenza ma anche di bisogni immateriali come salute, tempo libero e qualità della vita. Durante e non dopo la scelta degli elementi, produttivi e di finanza, in grado di ricostruire il PIL. Oggi alle prese con la costruzione del progetto di uso delle risorse del Recovery, non bisogna mai dimenticare il ruolo che impegna la sinistra alla realizzazione di una democrazia economica ed industriale alla base di una società in cui ogni individuo può sviluppare liberamente la sua personalità. Dentro la progettazione per la realizzazione di strumenti, opere ed iniziative produttive c’è bisogno di porre al centro l’uomo, il lavoro, i suoi diritti, l’Istruzione, la Formazione deve essere realizzata la nuova democrazia economica ed industriale prima richiamata.
Dove si esaurisce la responsabilità del campo largo o progressista sul Presidente Draghi?

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