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L’Abruzzo dentro una crisi economica. Sarebbe utile discuterne.

Nel titolo un punto di riflessione che gira attorno ai parametri e dati che caratterizzano lo stato di “salute” della economia abruzzese. La domanda è se nel periodo che va dallo svolgimento del primo incontro, degli Stati generali, o più pavoneggiante ABRUZZO ECONOMY SUMMIT,  ad oggi, chi governa comincia a porsi qualche interrogativo. E’ mai esistito il  contesto che “influenzava” il primo incontro svoltosi sotto la bandiera di una “ammaliante” parola d’ordine: la capacità di tenuta dell’Abruzzo. A ciò si aggiunga, che il sorriso allargò il viso, quando venne  citata anche la circostanza che  l’Abruzzo ha un ingente deposito bancario privato da smobilizzare. Eppure le analisi sullo stato della economia, non sull’entità del deposito, ma sul loro “non uso” nella nostra regione, dotato di un sistema imprenditoriale alle prese con problemi di “liquidità”, perché le banche che operano in Abruzzo non si interssano del loro mestiere di fare economia, anzi ritengono di non avere un ruolo di sostegno allo sviluppo. Dati alla mano è  questo che fa tutta la differenza del mondo. Tornando a noi, cioè agli  stati generali sull’economia, tenutisi nel settembre 2021 , incontro accompagnato  dall’assunto che l’Abruzzo aveva retto bene alla crisi pandemica, e, soprattutto,  per quanto riguardava  l’occupazione restava in linea con la media nazionale. Naturalmente non venivano specificate il senso di  parole, come in “linea”. Il Grafico, Fonte ISTAT, chiarisce che il tasso di occupazione totale abruzzese è sempre sotto, la media nazionale, e non riesce, purtroppo,  a recuperare i dati della occupazione pre pandemia.

 

 

Diverso è il ragionamento sullo stesso livello per quanto riguardava  il prodotto interno lordo, dove l’Abruzzo presenta  un incremento nel 2021 già superiore alla media nazionale +7% , mentre il PIL per abitante ha segnato un buon  25,5mila euro. Successivamente, con il Grafico che segue, III rilevazione Trimestrale ISTAT , si manifesta una evidente caduta di occupazione, lontana dai dati della fase pre pandemica. Magari doveva suggerire una riflessione più attenta sulla evoluzione della occupazione in Abruzzo, rispetto all’anno 2019, che già nel 2021 e poi nei successivi Trimestri 2022, declina negativamente.

Ora anche se la circostanza ha voluto che, gli Stati Generali ed il Presidente Marsilio, sviluppassero un dibattito, sui destini della nostra regione, stimando che ci sarebbe stato un ulteriore aumento sostenuto del Pil, vista “l’ottima performance delle esportazioni che “nel secondo trimestre 2021 crescono di circa il 27%, mentre in Italia del 23%” ,  sarebbe stata necessaria tanta attenzione. Non è che con la  mutua “galvanizzazione” sarebbe stata la garanzia che  da quel momento in poi i dati non si sarebbero modificati in negativo. Al contrario prestando attenzione ai segnali “sfortunatamente” negativi , a partire da quelli riferiti all’export, si poteva intuire che non erano legittime e concrete quelle aspettative da parte di chi evidenziava che il  settore industriale “era uscito per primo dalla crisi , perché le grandi imprese, in Abruzzo avevano consentito di anticipare la ripresa”. Il problema era che già i dati ISTAT svelavano una “voragine” tra le cose comunicate dagli economisti e  dal Presidente Marsilio nella due  giorni 2021 di “Abruzzo Summit Economy”, e la realtà. Un errore descrivere l’Abruzzo come regione delle “meraviglie” mosca cocchiera e traino del trend di recupero del mezzogiorno (ma perché non dell’intero paese), senza misurarsi con la fredda verità che ci veniva comunicata già in quella data dai report  di elaborazione dei dati e dei numeri  nel II° Trimestre 2021. Ecco che allora bisognava prendere atto, senza indulgere nella propaganda, che era l’ISTAT a certificare che nel trimestre 2021 l’export abruzzese aveva segnato il passo. È accaduto che  le variazioni dell’export hanno registrato valori peggiori di quelli italiani sia nell’automotive che nei prodotti diversi dai mezzi di trasporto. Una importante Associazione imprenditoriale la CNA Abruzzo aveva già divulgato  il  Report  L’EXPORT ABRUZZESE  del dott. Aldo Ronci, che “denunciava” un risultato non brillante. La nostra regione retrocedeva  dal 1° posto della graduatoria nazionale delle regioni ottenuto nel I trimestre all’11° posto del II trimestre (Elaborazioni dei dati ISTAT pubblicati il 10/09/2021). Quindi nello stesso periodo precedente alla tenuta degli Stati Generali, la situazione era già chiara. L’arcano quindi diventa il perché si è insistito nel dare per positiva una situazione dell’automotive, insieme all’effetto  traino della grande Impresa, del tutto inesistente? Così come erano eccessivamente ottimiste le valutazioni sulle capacità di ripresa dei settori dei servizi e del turismo, addirittura date con valori di ripresa  superiori alla media nazionale.  Cosa non vera visto che, sempre i dati ISTAT ( nostra  elaborazione dati su Focus Abruzzo pubblicati il 10/09/2021),  in  valori percentuali descrivono un export abruzzese che registra si un incremento del 47,7%, ma  inferiore al 49,1% nazionale. Un risultato che non fa reggere il ruolo di “mosca cocchiera” all’Abruzzo che anzi retrocede con la sua performance  all’11° posto della graduatoria nazionale delle regioni. In concreto da quel I° Trimestre dove si era piazzato al 1° posto, subisce un crollo imperioso. Ora se sono attendibili le parole dell’organizzatore che si esprimeva sulla necessità di rendere «gli stati generali dell’economia un appuntamento annuale” non comprendiamo perché quello di questo anno 2022, si apre  in sordina, con partecipazione a “pagamento”. Magari questa ultima scelta è stata molto speranzosa, visto che non era il massimo dello spettacolo, considerato quello che i protagonisti potevano offrire. Un mix che ha provocato  una evidente e scarsa  partecipazione (almeno sembrano rade le presenze nelle riprese  in “streaming” a nostra disposizione), che unita alla mancata consegna  di una valutazione tra le cose dette, nell’incontro di quel Settembre 2021, con contorni così profusi di “ottimismo”  sul luminoso a radioso avvenire della nostra Regione, e  i numeri veri che “ballano”, all’apertura di  questo secondo appuntamento, degli Stati Generali,  che ci richiamano alla realtà di un Abruzzo avvolto in una crisi epocale, vicina alla “stagnazione”, non hanno prodotto molto interesse.Restano oscure le conclusioni raggiunte nel secondo incontro, divenuto semi clandestino e  c’è da chiedersi in  concreto se, con i dati in mano (ISTAT e non solo), sono state corrette quelle previsioni “sballate” su cui si realizzò il primo incontro degli Stati Generali. Si potrebbe anche chiedere “sommessamente” se, in questo secondo appuntamento, si è chiarito che le precedenti, ed esaltanti, “speranze” sono state “stroncate” dalla realtà. Ma le immagini e le parole che le accompagnano, non sono di conforto, anche se restano in piedi le parole di speranza e di buon auspicio del Presidente Marsilio,  che a Settembre 2021, in vista degli Stati Generali sull’economia disse che ora l’Abruzzo:  agganci la ripresa e faccia da traino in fase post pandemia”,  puntando a superare una crisi innescata dalla pandemia, utilizzando al meglio, innanzitutto, i fondi del PNRR e quelli strutturali europei. Giusto, ma il tutto accompagnato da una correzione in grado di utilizzare una robusta e scientifica revisione di i dati “sballatissimi”, buona  per roboanti auspici, ma inutili per una sana programmazione sulle necessità reali. Il tutto  per  sapere dove è necessario intervenire per  garantirci il buon uso delle risorse a disposizione. Infatti  se nel primo appuntamento era lecito attendersi molto dal confronto con persone di  alto profilo,  decisori politici,  economisti e protagonisti del sistema bancario e del credito, e ancora imprenditori in prima linea, uomini e donne che fanno l’economia concreta del nostro territorio, con i quali è necessario ed è giusto confrontarci per agganciare il treno, stessa cosa doveva valere nel secondo. Da quest’ultimo forse era bene partire dallo “stato reale” dell’Abruzzo per avere suggerimenti, promesse di sostegno o novità buone per la nostra economia. Per noi, come diceva vale sempre la regola che a discutere temi di questa portata bisogna chiamare l’intero Abruzzo. Quello che con efficacia Sylos Labini chiamava la “piccionaia”, cioè chiamare gli Stati Generali, ma quelli abruzzesi cioè Associazioni sociali, imprenditoriali e di categoria, per ideare un Progetto comune. Questo contributo della “cultura” imprenditoriale ed economica abruzzese,  portato in un  Consiglio regionale convocato in assise straordinaria per discutere del dramma occupazionale abruzzese che apre l’anno 2023 con un terribile  meno 34.000 occupati. Questi sono numeri che chiedono, a chi governa la Regione, l’obbligo di reagire a quella che appare una sorta di “indolenza culturale”  di  “estraneità” ai temi che riguardano le grandi aziende ed il sistema produttivo abruzzese, delle piccole e medie imprese. Ci sono questioni e temi che devono essere immediatamente chiariti:

  1. Con il Governo che ha dato risorse a Stellantis per sostenerne la politica di crescita, con finanziamenti ed incentivi. Quindi la regione ha l’obbligo di chiedere  pubblicamente una  “interlocuzione” chiarificatrice, con Governo e Management industriale sui destini di un disastrato automotive abruzzese. Tutto sta avvenendo mentre le regioni del Nord si sono organizzate, per assorbire e sostituirsi a nuovi contratti di subforniture, nel settore dei trasporti, con l’evidente scopo e/o rischio di strangolare le nostre aziende. In questa fase le forniture vanno  verso la Polonia che produce, mentre persistono fasi di fermo di produzione della Ducato in Val di Sangro;
  2. Con il sistema bancario che da tempo ha trasferito  tutto il proprio “sapere” fuori dall’Abruzzo, lesinando liquidità al sistema produttivo abruzzese, anzi rastrellando risorse degli abruzzesi, lasciando poco sul territorio regionale. La politica non riesce a mettere la lente di ingrandimento sul sistema finanziario abruzzese, non guarda al “nanismo” dei Confidi abruzzesi. Il risultato è che ogni anno chiudono centinaia di imprese, con le relative conseguenze, anche occupazionale;
  3. Con il sistema imprenditoriale abruzzese visto che ormai il lavoro in Abruzzo è di “bassa” qualità e mediamente retribuito con un “salario straccione”, secondo i parametri europei. I dati ISTAT elaborati da Prometeia ci raccontano che in Abruzzo il  REDDITO DISPONIBILE PRO CAPITE nell’anno 2020 è di 16.952, mentre in Italia è pari a  19.415. Un valore inferiore di 2.465 euri l’anno quindi l’0,87%;
  4. Con il sistema formativo e della Istruzione  per rendere l’Abruzzo più  attrattivo, come lo è stato in altri tempi. Una regione divenuta Locomotiva del SUD grazie ad un grande processo che ebbe al centro il “sapere” della Cassa che fu in grado di realizzare il salto di qualità nei circuiti della Istruzione e  Formazione, del Sapere, dell’Innovazione e della organizzazione produttiva e finanziaria, oggi svuotata da conoscenze e, da giovani “talenti” che emigrano in decina di migliaia.

Quindi a partire da questo ultimo punto è necessario ragionare, per  assumersi  l’onere di indicare il luogo dove CHI, COME, QUANDO e DOVE,  possa mettere in moto le assi portanti di una nuova Programmazione abruzzese sottoposta  alla responsabilizzazione delle sedi istituzionali. Ci sono temi come  ZES, Piano Sud, PNRR  e trasformazione digitale e green che  chiedono una organizzazione sociale, economia e del mondo del lavoro riadeguate alla loro funzione. Ed è questo è il compito di un Esecutivo che intende governare senza indulgere nel politicismo e nella propaganda fine a se stessa.

In conclusione: Concertazione, tra Istituzioni e parti sociali, e Programmazione sono gli strumenti che questa Giunta Regionale  deve assumere l’impegno ad utilizzare, senza trascurare la necessità di “offrirsi” ad una sano confronto in un Consiglio Regionale straordinario. Se non ora quando ?