Sanità.

Ministero e Regione. Accordo spesa sanitaria con il PNRR. Ma non con quale personale ?

Per la Regione Abruzzo, grazie al piano concordato con il Ministero della Salute, con il PNRR, sono state messe a disposizione  € 216.514.675,21. Il Piano prevede l’impegno a realizzare: 13 centrali operative territoriali,  40 Case della Comunità e 10 Ospedali di Comunità. Quindi costruzioni, manufatti, grandi apparecchi e servizi tecnologici  da realizzare con una chiara impostazione iniziale. Si tratta di beni materiali da mettere a disposizione della collettività. Ma quando ci stiamo occupando del finanziamento di  strutture ed infrastrutture, come quelli necessari al funzionamento del sistema ospedaliero abruzzese, è prioritario pensare al reperimento delle “risorse umane” da collocare nelle strutture o a far funzionare i servizi organizzati. Ed è qui che diventa lecita la prima domanda su chi, come e dove utilizza le risorse predisposte per i servizi ospedalieri, visto che in Abruzzo è ancora in piedi una situazione limite riguardante il  piano di riordino ospedaliero regionale. Il Ministero della Salute non può non essere a conoscenza che  il piano di riordino abruzzese è stato  sottoposto alla settima bocciatura in  cinque anni da parte del Tavolo per il monitoraggio. In concreto sulla verifica dell’attuazione del DM 70/2015, la Regione ha dato ancora buca. Quindi nasce spontanea la domanda sulla qualità del Piano concordato, visto che l’esecutivo abruzzese, e la sua maggioranza, non svolge la matassa sulla individuazione dei Dipartimenti di Emergenza Urgenza e Accettazione (DEA), di primo e secondo livello. Sappiamo che le “marchette” campaniliste rendono incandescente la materia, ma non stiamo parlando di cose secondarie rispetto alla scelta ed alla qualità della spesa da effettuare grazie agli investimenti messi a disposizione. Digitalizzare e collocare le nuove e grandi apparecchiature in un Piano sconosciuto e senza “gerarchie” specialistiche sono problemi che devono trovare una loro risposta da subito. In concreto senza lo strumento normativo di riordino ospedaliero non si capisce dove andiamo. Ma questa è solo la prima domanda, perché sul resto non riusciamo a capire dove va questo Abruzzo governato proprio da “cattive mani”. Infatti la seconda domanda verte su come saranno resi operativi i servizi e gli spazi ospedalieri, la loro innovazione strutturale e tecnologica, la digitalizzazione, l’introduzione delle grandi apparecchiature ed infine le stesse, ed innovative, Case delle Comunità (C.d.C).

Quindi è lecito chiedersi che, ma da subito, se  il P.N.R.R. non prevede il finanziamento per il personale necessario, come sarà possibile mettere in funzione tutte le attività appena saranno diventate operative a pieno titolo ? Le risorse  per il personale aggiuntivo, ovvero la “spesa corrente”,  da dove arriva ?

Altri stanziamenti, non sono previsti, anzi si avanza solo una generica  indicazione a reperirle attraverso improbabili riorganizzazioni con  i quali si dovrebbero produrre i risparmi necessari, per mettere in funzione il nuovo sistema. Un argomento che riguarda poco questa regione già alle prese con una carenza di organico del tutto “spropositato” visto che già al 31 Dicembre 2017, la differenza tra personale dipendente e quello previsto nelle DOA (in tutte quattro le ASL) è di 2.378 unità lavorative di ruolo, cioè il 14,59% delle dotazioni organiche.  Una situazione molto pericolosa, che ci conduce in una delle più classiche situazioni all’italiana: predisporre le case matte, per un nuovo sistema sanitario e residenziale, a partire dalle C.d.C., come cattedrali nel deserto, veri e propri contenitori delle grandi apparecchiature in capienti scantinati in attesa di personale tecnico e sanitario professionalmente capace ed addestrato. Un tema da affrontare subito e lo si può dedurre già dalle carenze attuali, dalle liste di attesa e dalle recenti cose che avvengono nei Pronto Soccorso dell’Abruzzo, precisamente in quello di Pescara, oggetto di un “travagliato” percorso progettuale per fornire un servizio “negato” per carenza di personale. Anche in questo caso la carenza di personale non è determinata da una qualche emergenza, vista la cronicità. Focus ha già pubblicata una propria ricerca sul proprio sito dal titolo: EMERGENZA ? IL 31/12/2017 MANCAVANO 2.378 UNITÀ.  In conclusione è ragionevole pensare che non ci si fermi agli annunci ma ci si dia da fare operando scelte per essere pronti all’appuntamento che ci propone il Piano concordato Regione Ministero entro il 2026. Un tema però deve essere chiaro. È necessaria l’attenzione dei sindacati confederali e dei pensionati, delle Associazioni del terzo settore, ma anche degli operatori della sanità perché l’epicentro della nuova sanità, che troverete nel Link  Case delle Comunità  siano concretizzate ed operative nel nuovo sistema territoriale sanitario. Il documento può essere utile al fine della crescita di una “conoscenza” collettiva. L’obiettivo è la trasparenza sulle cose da fare. Questa è la sfida che attende  l’insieme della collettività.