Editoriale

L’inflazione cresce, mentre le retribuzioni perdono valore da 30 anni.

Il documento allegato illustra il significato che può assumere, per l’Abruzzo la Tabella, di Fonte OCSE, dal titolo:I Salari in Europa  Variazione % tra la media degli stipendi del  1990 e quelli del 2020. Un tema posto dalla CGIL Abruzzo già dal 2001, da sola ed insieme a Cisl ed Uil. Ma il primo quesito è CHE FARE?  Naturalmente oggi è necessario recuperare valore alle retribuzioni e pensioni, ma anche correggere i meccanismi che provocano la sua decrescita. Questa è la fonte della diseguaglianza in corso nel nostro paese, che provoca un disagio sociale giunto al limite della “sopportabilità democratica”. Lo si può fare anche abbandonando le antiche certezze, a partire dai sindacati che ormai hanno il dovere, anche loro,  di prendere atto della insufficienza del totem Contratto Nazionale come soluzione a tutto, visto che ormai siamo ad un numero di contratti “pirata” concordati tra settori, imprese singole ed associate, allo scopo di volta in volta. E bisogna fare con urgenza visto che intanto l’Inflazione cresce a livelli record
siamo al + 6-9 % a maggio, prosegue crescendo nei primi nove mesi dell’anno, mentre retribuzioni e pensioni restano immobili, per cui perdono capacità d’acquisto di giorno in giorno. Allora bisogna aprire una Vertenza nei confronti di Governo ed Associazioni Imprenditoriali per la composizione di un tavolo dove iniziare la trattativa per stringere i tempi dei nuovi Contratti. Segnalo l’esistenza di contratti di lavoro scaduti per 7 milioni di lavoratori, ed il Governo potrebbe favorire, come fatto in altri contesti storici, una conclusione positiva mettendo, magari sul tavolo una importante detassazione degli incrementi, e aprire la discussione per sostenere il reddito dei pensionati “devitalizzato” da anni ed anni di uso nella sua qualità di Bancomat. Deve essere respinta l’idea tutta confindustriale, sperando che resti in quelle stanze, di finanziamento, mediante la defiscalizzazione, dei soli contratti di II Livello. Proprio no.

 Un punto di vista riformista