Autonomia DifferenziataEditoriale

Nessun voto alla Meloni se non dice come restituisce i soldi del Sud “scippati” dal nord.

Nella foto di gruppo manca solo il “furbo” Ministro Calderola, della Lega,  autore della più grande operazione di “scippo” del Nord nei confronti del Mezzogiorno. Si inventò la cosiddetta Spesa Storica, come strumento di transizione in attesa dei LEP (Livelli Essenziali Prestazioni), per trasferire centinaia di miliardi di Euro dal Sud alle Regioni del Nord. Tutto avvennè dietro copertura della cosiddetta legge delega sul federalismo fiscale (42/2009) voluta all’epoca dalla destra con  Berlusconi Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni Ministro e Salvini Vice Segretario Nazionale Lega Nord. La Meloni continua a fare il pesce in barile senza mai dire basta a questa Autonomia Differenziata. Per queste reticenze non può essere votata dai meridionali e dagli abruzzesi. Sono passati 2  anni da quando il Presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara, nella illustrazione del Rapporto Italia 2020 affermò che <<Sulla questione meridionale, dall’Unità d’Italia ad oggi, si sono consumate le più spudorate menzogne>>.  Un grido di allarme sprecato, visto che non è stato capace di  attrarre l’attenzione sui danni provocati, all’intero sistema paese.  Eppure si continua a descrivere un Sud  talmente pasticcione o luogo di concentrazione del malaffare, capace di  fare da freno della crescita economica e civile del Paese. Di conseguenza è cresciuta la teoria di  un vasto territorio da tenere fuori, perché dissipatore della ricchezza nazionale. Ma i risultati di questa narrativa e i danni che ha provocati all’intero paese, richiederebbero una autocritica collettiva da parte del sistema politico, delle classi dirigenti e del sistema dell’informazione, che ha alimentato una idea così nociva. Nociva a tale punto da alimentare uno strumento, previsto transitoriamente, in attesa dei cosiddetti LEP (Livelli Essenziali Prestazioni) , denominato Spesa Storica che ha letteralmente “distorta” la spesa pubblica sui servizi, dall’Istruzione alla Sanità, a favore del Nord.  Infatti : Dal 2000 in poi le regioni meridionali: Abruzzo; Molise; Puglia; Basilicata; Calabria; Campania occupano i posti più bassi della distribuzione della spesa pubblica. Mentre le Regioni del Nord Italia si vedono irrorate dallo Stato un quantitativo di spesa annua nettamente superiore alla media nazionale.Secondo calcoli accurati la spesa pubblica totale, tenendo conto della fetta che ogni anno il Sud avrebbe dovuto ricevere in percentuale alla sua popolazione, emerge che, dal 2000 al 2017, la somma corrispondente sottrattagli ammonta a più di 840 miliardi di euro netti (in media, circa 46,7 miliardi di euro l’anno). Eurispes ha continuamente richiamata l’attenzione sulle grandi “bufale” in circolazione,  utilizzando i numeri che gli studi Svimez, hanno pubblicato sulla “necessità di interconnessione tra crescita economica del Nord e avvio dello sviluppo del Mezzogiorno” per dare spazio ad una maggiore saggezza economica. Gli studi dimostrano che il Prodotto interno lordo del Nord Italia dipende molto poco dalle esportazioni all’estero e per grossissima parte invece dalla vendita dei prodotti al Sud, il quale a sua volta nei confronti dello scambio di prodotti con il Nord Italia mostra valori in perdita di diversa gravità.  Infatti il rapporto di import-export, tra Nord e Sud Italia, è estremamente vantaggiosa per il Settentrione che, grazie a questi  discussi trasferimenti giungenti da Nord a Sud, le trasformano in frutto delle tasse pagate dal Settentrione. Se questo meccanismo distorto  fosse oggi annullato  o ridotto, il primo a farne le spese sarebbe proprio il Nord, subendone le conseguenze peggiori. Per Svimez, infatti,  a fronte dei 45 miliardi di euro di trasferimenti che ogni anno si sono spostati da Nord a Sud, ve ne sono stati altri 70,5 miliardi pervenuti al Nord compiendo il percorso inverso. Ecco perché mantenere in piedi la follia dell’esproprio, tramite la Spesa Storica indebolisce, con ulteriore impoverimento/indebolimento il Sud, ma alla fine  si ripercuote sull’economia del Nord, che non riesce più a vendere al Sud, per cui guadagna di meno, facendo  arretrare la propria produzione, danneggiando e mandando in crisi così la  stessa economia nazionale. In conclusione  al contrario noi suggeriamo che il Paese deve avanzare insieme, per realizzare un sistema forte, abbandonando l’illusione che “impoverendo” il Sud cresce ricchezza. Ma la storia economica del paese sta dimostrando l’esatto contrario con la crescita di diseguaglianze , disparità territoriale e crisi del sistema economico, sociale  e produttivo sempre più debole di fronte alla inflazione galoppante, ai colpi della crisi energetica e della concorrenza internazionale.