Ambiente

Pescara modello per la biodiversità nel PNRR.   

La tutela della biodiversità è l’occasione offerta dal PNRR.

In Italia, la natura rappresenta uno scenario di eccezionale bellezza che racchiude in sé un’enorme complessità di flora e fauna. Tanto da essere uno dei Paesi europei più ricchi di biodiversità, sia vegetale che animale. L’Italia ospita infatti il più alto numero di specie: circa la metà delle specie vegetali e circa un terzo delle specie animali attualmente presenti in Europa.  D’altronde, il Mar Mediterraneo lambisce le coste di quindici delle venti regioni italiane, mentre i boschi coprono circa un terzo del territorio nazionale. A Pescara , la natura ha offerta una occasione spontanea come certifica il Prof. Fernando Tammaro docente universitario  Botanica UNICH e UNIVAQ attraverso la descrizione data da  Michele Tenore(1780-1961), grandissimo botanico napoletano della prima metà del secolo XIX, nella sua importante Flora Napolitana vol.5 pag.267 (1835). L’autore riporta che il pino di Aleppo forma estesi boschi in località garganiche “e scende fino ai lidi dell’Adriatico presso Pescara. Alberi isolati se ne trovano sparsi sui colli marittimi di tutto il “Regno di Napoli”. Tali boschi a Pescara sono pertanto di origine naturale. Se fossero stati di impianto questo Autore, tra i più importanti botanici europei del suo tempo, lo avrebbe precisato, come ha fatto per altri casi. La forestazione per infoltire la Pineta negli ultimi 80 -100 anni non toglie alcun valore naturalistico alla stessa, poiché i pini si sono ampiamente naturalizzati ed integrati con le originarie stirpi autoctone, il cui germoplasma risale dunque ai lontani periodi del tardo pleistocene (da 6000-3500 anni fa) quando l’ingressione marina aveva creato depositi paleodunali nella Pineta creando l’habitat idoneo a questa specie mediterranea (Pinus halepensis).        Un evidente invito, ai cultori della “regressione”, del sito della Riserva Naturale di Pescara in “parchetto” di periferia, all’approfondimento ed allo studio prima di dire cose azzardate e senza senso. Ad abbondanza, ma non poteva sfuggire all’Arch. Piero Ferretti che ci offre una fotografia di epoca La Pineta sud in una carta del 1734 conservata presso l’Archivio di Stato di Napoli.

Lo scritto e l’immagine ci raccontano perché i pescaresi  devono essere  gelosi custodi di una storia che veda la propria città protagonista:   Pescara città biodiversa nella progettazione del PNRR, per l’uso dei fondi comunitari.   

Il punto non deve essere sottovalutato pena il declino della biodiversità, non solo nella nostra città, candidata dalle pessime intenzioni che circolano dopo il rogo della pineta, ma anche in Italia. Infatti il  declino della biodiversità, nel corso di una Pandemia che lascia emergere l’esistenza di uno dei maggiori problemi ambientali che l’umanità si trova ad affrontare, viste anche le gravi conseguenze sulla salute umana. Una triste realtà anche per il nostro Paese, se  gli studi effettuati nell’ambito delle Liste Rosse dell’ International Union for Conservation of Nature (IUCN) evidenziano una perdita annuale di specie pari allo 0,5% del totale, come conseguenza diretta o indiretta delle attività umane.  Un declino che non solo rischia di impoverire i nostri territori e mari con gravi conseguenze sugli equilibri degli ecosistemi e sulle economie che da essi dipendono, ma anche di aggravare la crisi climatica in corso. Il degrado di ecosistemi forestali e marini di importanza cruciale a causa di specifiche attività umane (come l’utilizzo di biomasse di origine forestale per la produzione di energia su larga scala o la distruzione imposta dalla pesca industriale) minaccia i due alleati “naturali” più preziosi nel sequestro delle emissioni e nella regolazione del clima del Pianeta. Il tema è semplice, di facile comprensione, ma sempre rinviato più in avanti negli anni. Gli alberi proteggono il clima e noi li distruggiamo. Molto furbi se è vero che  l’abbattimento degli alberi  riduce temporaneamente la capacità degli ecosistemi forestali di assorbire carbonio.  Per questo sono necessarie misure volte a favorire una selvicoltura a basso impatto ambientale, che imiti i processi naturali.  Inoltre, una Riserva Naturale come quella di Pescara , collocata in un’area urbanizzata dove l’accumulo annuo di CO2 raggiunge i massimi livelli per unità di superficie, assume un ruolo essenziale  per vincere le sfide della sostenibilità. Quindi ci vuole altro che la “regressione” ma bisogna mettere in atto Progetti per restaurare ampliare e rafforzare. Va da se che, senza spirito di polemica con chi, come il Sindaco e l’Amministrazione comunale di Pescara, si fregiano con il titolò di Pescara con il mare Bandiera Blù  , non devono dimenticare che anche il mare è un habitat fondamentale nella lotta al cambiamento climatico.  Molti studiosi affermano che quasi il 30% delleCO2 generate dalle attività umane, negli ultimi quaranta anni siano state catturate dagli oceani insieme a circa il 90% del calore prodotto dall’aumento di gas serra in atmosfera. Ma fondamentali, per svolgere questo servizio, sono le zone di riproduzione e di pascolo della fauna ittica e delle praterie di posidonia, insieme alle tante tipologie di vegetazioni e  piante sommerse, di cui il nostro paese è ricco. Sono proprio  nei  fondali delle acque profonde che si producono i sedimenti marini, gli stoccatori di  carbonio. Lo abbiamo detto in diverse occasioni, ma è proprio su questo argomento, che la città di Pescara, non può lasciare mano libera alla regione Abruzzo, abituato, oramai da decenni ad utilizzare il mare come discarica per svuotarvi  i limi fluviali e portuali provenienti dalle attività di dragaggio. Anche qui , in un titolo: Pescara per l’ambiente con i finanziamenti comunitari per la organizzazione di un impianto di recupero e ricollocazione dei limi fluviali, per la produzione dei materiali per l’edilizia e le opere pubbliche. In questo modo è possibile intervenire,  con azioni mirate, per ridurre gli impatti sull’ambiente marino sulla flora e fauna vista anche la evidente limitazione produttiva  delle attività di pesca anche per tutelare la biodiversità del nostro mare insieme alla lotta al cambiamento climatico.  Pescara deve approfittare del legame tra tutela della biodiversità e tutela del clima , fissata dalla  Commissione europea, che nell’ambito del Next Generation EU (lo strumento per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19), prevede che ben il 37% dei fondi dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza vadano ad azioni per il clima e la biodiversità, a cui gli Stati membri possono aggiungere un ulteriore 3% di risorse per progetti specifici destinati a contrastare i cambiamenti climatici.   Ecco perché il PNRR, è lo strumento fondamentale che consente alla tutela della biodiversità di essere trasversale a tutte le missioni proposte e che venga considerata il perno delle proposte progettuale.  Il punto è che in questa fase l’Amministrazione comunale, e tanto meno quella regionale, non ha fatte  circolare idee e bozze progettuali portatori di obiettivi concreti e misurabili con  gli investimenti necessari a garantire la tutela della biodiversità marina e terrestre e il ripristino degli ecosistemi degradati, così da migliorare la capacità di assorbimento della CO2 delle superfici e dei suoli forestali, nonché degli ecosistemi marini della nostra città.  Inoltre la città di Pescara deve utilizzare i riferimenti, importanti,  esistenti sulla selvicoltura urbana cui l’attuale bozza del PNRR dedica ampio spazio, ma è fondamentale sottolineare che le opere di restaurazione della pineta devono interessare anche il resto del territorio cittadino.  In fondo questo non può che essere la strategia più ampie di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici. La tutela del nostro patrimonio boschivo e marino non può essere messa in secondo piano, anzi dobbiamo fare emergere l’ambizione necessaria a creare una vera transizione ecologica.  Il PNRR può offrire la possibilità di effettuare interventi strutturali per la tutela della biodiversità che non è certamente un lusso, ma una necessità. Ecco perché per Pescara è l’ora di passare dalle parole ai fatti. Si pone , quindi un percorso chiaro e trasparente. Anche se già detto e bene ripeterlo. In sintesi. Le polemiche sulla progettata  circonvallazione di  Via Pantini, di ieri, fino al rogo di Pescara e della sua Pineta, di questi giorni,  hanno riproposto riflessioni sulle “sequenze” di fatti e decisioni che  hanno riguardato l’operato delle istituzioni, in particolare  la “affidabilità” democratica dell’Amministrazione Comunale,  negli  ultimi  21 anni. C’è stata una vera e propria “espropriazione” , per via istituzionale, dei destini del territorio e della Riserva Naturale Pineta D’Avalos . Allora ci vogliono regole “trasparenti” per applicare le norme previste dalla  Legge Regionale, per la istituzione della Riserva Naturale, procedendo alla nomina degli organi di gestione (Direttore e Comitato Tecnico Consultivo) ed avviare la progettazione per l’uso dei fondi europei del PNRR, avanzando la candidatura pescarese sulla gestione dei finanziamenti per una operazione di Restauro Ambientale dopo  lo scempio ambientale provocato dal  rogo, senza indugi con una chiara voglia di rivincita. Concludendo si può ribadire che il  Recovery Plan (R.P),   tra le diverse missioni ne indica una sulle quali poggiare progettazione e spesa dei fondi per una  città  Biodiversa nell’epoca della  “Transizione Ecologica”.

Infine una Pillola di saggezza. Non è difficile, quando la politica vince sullo spirito di “fazione”, funesta in questa occasione, e nociva per il futuro della città, se facciamo nostra la frase di Massimo Palladini:        “….Servono pompe d’acqua, vigilanza                                                                                                                 e Scienza che governi la Pineta”