Autonomia Differenziata

Autonomia Regionale. Meglio conoscere le argomentazioni di chi si oppone alla “seccessione dei ricchi”.

L’insistenza con la quale si continua a parlare (forse sarebbe meglio dire straparlare) della Autonomia Differenziata, da parte di personaggi importanti come il Ministro Salvini (anche nella sua qualità di Leader della Lega e VPresidente del Consiglio), dei Presidenti regionali Veneto Zaia e Lombardo Fontana, comincia a diventare sospetta.  Nel frattempo circola nelle edicole un giornale Quotidiano del Sud che pur faticando ad entrare negli spazi televisivi dedicati alle Rassegne Stampe ad ai dibattiti dei talk show, esplicita con studi, ricerche ed interviste l’esistenza di un esplicito di  UN FURTO DA 62,5 MILIARDI a, forse, oltreCioè questa è la cifra che ogni anno dalle regioni meridionali viene dirottata verso quelle del Centro-Nord. Naturalmente, questo è un argomento non discusso, però  si continua a fare  circolare, lo fanno ancora i leader citati Salvini, Zaia e Fontana, la  leggenda della poca voglia meridionalista a confrontarsi con i temi della efficienza della Pubblica Amministrazione, opponendosi alla salvifica Autonomia Differenziata, per tutelare la persistenza di una spesa pubblica del tutto a vantaggio dell’assistenzialismo più sfrenato.   Si omette di parlare delle cifre vere, si insulta chi ci prova come ha tentato SVIMEZ , svelando la scorrettezza di parlare di un tema serio, come la ripartizione delle risorse tra regioni,  utilizzando calcoli parziali, poggiati sulla solo  spesa delle amministrazioni centrali.  Ed è questo l’unico parametro tenuto in considerazione dal Ministro Stefani (leghista) nella sua audizione alla Camera, cioè  appena il 22,5% del totale. Il dramma arriva quando il Presidente della Commissione parlamentare Ruocco (%Stelle) , inizia con le domande ed esibisce, dietro l’incalzare del deputato pugliese Boccia (Pd), documenti diversi. Stiamo parlando degli stessi documenti elaborati da Svimez,  per analizzare la reale situazione. È grave che un Ministro, un VPresidente e due Presidenti di regione scappano al momento della  utilizzazione del  dato veritiero. ONESTÀ vuole che per parlare di Autonomia Differenziata si debba assommare tutto, calcolando e aggiungendo,  anche il restante 77,5%,  la cosiddetta spesa pubblica allargata (risorse elargite da altri enti , regioni, province, comunità montane, partecipate, società a controllo statale, etc.).  Ecco dove esce il numero magico dei 62,5 Miliardi che compone lo scippo, cumulato grazie al fatto che, una parte della popolazione italiana,  il 34,3%, il Sud, riceve appena il 28,3%  determinando una percentuale di scarto, sei punti,  tutta indirizzata a favore del Centro-Nord.  Diversi sono gli esempi illustrati dagli scritti e ricerche pubblicate su Quotidiano del Sud . Uno degli esempi più eclatante è dato dal fatto che l’86,7% della rete per l’alta velocità si sviluppa al Centro-Nord, al Sud il restante 13,3%.  Un altro. In Lombardia, Rfi sottoscrive un piano da 15,6 miliardi entro il 2025, nel Mezzogiorno si combatte per le coperture. Ancora. Perché non ricordare lo scempio degli asili nido, un miraggio per i bambini del Mezzogiorno. Se nel Centro Nord vi ha diritto circa un bambino su 4, nel Sud si manifesta un autentico lusso se soltanto 6 bambini su 100 possono permettersi. E i dati sulla spesa in questo specifico settore spiegano il perché: a Nord per ogni bambino nella fascia 0-2 anni si spendono 3.000 euro, al Centro 2.000, nel Sud la spesa si ferma a meno di qualche centinaia di euro. Non bisogna dimenticare che è il meccanismo perverso ideato con la mitica Spesa Storica ,  il meccanismo in base al quale si può spendere soltanto quello che si è speso l’anno prima. In questo modo chi ha poco avrà sempre meno. Un’altra leggenda attribuita alla cultura meridionale è il mito del  POSTO FISSO. Eppure, dati Istat alla mano, è il Nord a detenere il primato per il maggior numero di dipendenti pubblici. Fra il 2011 e il 2015 il Centro-Nord ha continuato a ingrossare le fila del suo esercito degli statali, circa 26mila in più. Mentre nel Mezzogiorno, la cura dimagrante ha espulso dagli uffici pubblici oltre 14mila unità e soprattutto molti medici e personale sanitario: La forbice per la spesa del personale sanitario, per il Sud, vede una impressionante differenza in negativo. Può essere utile, esaminando i dati illustrati in Tabella, apprendere i risultati del prodotto di anni di applicazione del vincolo di legge della riduzione di spesa del -1,4% rispetto alla spesa storica del 2014. Un comportamento che ha prodotto, nella Spesa Sanitaria, una differenza tra le Regioni.

SANITA’  SPESA ANNUA PER IL PERSONALE
VINCOLO DI LEGGE     –1,4 %                                    RISPETTO ALLA SPESA STORICA DEL 2004. NEL 2018
 PIU’ 23 %  NELLE REGIONI DEL NORD PIU’  8,5% NELLE REGIONI DEL SUD
Regione SPESA 2004 SPESA 2017  Residenti DIFFERENZA
PIEMONTE            2.389             2.768    4.356.406                  379
LOMBARDIA            3.866             4.962  10.060.574               1.096
VENETO            2.355             2.727    4.905.854                   372
E. ROMAGNA            2.425             2.983    4.459.477                  558
TOSCANA            2.150             2.518     3.729.641                  368
ABRUZZO                677                754    1.311.580                     77
BASILICATA                300                369     562.869                     69
CALABRIA            1.068             1.127   1.947.131                     59
CAMPANIA            2.778             2.584   5.801.692 –                194
PUGLIA            1.738             2.000   4.029.053                  262
MOLISE                189                175      305.617 –                  14

L’Abruzzo se avesse avuto lo stesso trend di crescita del personale sanitario di una regione, del Nord a caso ad esempio la Toscana, avrebbe visto un incremento di spesa del personale pari ad almeno 140 milioni di euro. Al contrario la crescita è di solo 77 milioni di euro (ca. la metà). Naturalmente questa circostanza non è stata tenuta nel debito conto, per evitare una brutale gestione commissariale, che ha ulteriormente incentivata la  differenza di trattamento rispetto alle altre regioni, con la politica del contenimento di spesa sanitaria. Taglio al personale, con blocco al 50 % del turno over, incremento dei Tickets e tagli ai servizi socio-sanitari. Le modalità, scelte dalla gestione commissariale della sanità,  per l’uscita dalla fase di deficit strutturale, non sono state una buona idea. Si è prodotta una carenza di personale sanitario, rispetto alle previsioni delle delibere di Dotazioni Organiche delle AUSL abruzzesi, che supera le 2.200 unità. Allora, voglio avanzare una ipotesi di scuola, anche per dimostrare la mitezza delle argomentazioni che ho cercato di avanzare. Se, da qualche parte, i gruppi dirigenti nazionali, interessati all’ideale della Autonomia, con il solo fine di avvicinare l’amministrazione territoriale verso i propri cittadini, vogliono iniziare un percorso “trasparente” suggerisco un’idea. Fare un piano di restituzione delle risorse “dirottate”, con il perverso meccanismo della Spesa Storica, dal Mezzogiorno al Nord. In fondo, utilizzando l’esempio prima fatto sulle politiche del personale sanitario in Abruzzo, per pareggiare il deficit strutturale basterebbe restituire la differenza di ca. 80milioni di euro. Le forme possono essere studiate, ma anche devono essere trovate se è vera l’intenzione di restituire efficienza al sistema dei servizi pubblici. Magari la diffidenza nasce anche in conseguenza della scoperta del funzionamento del giochetto messo in pratica dal trio Bossi, Tremonti e Calderoli con la legge 42 del 2009. Si è così adottata l’idea della “perversa” Spesa storica, in attesa di fissare i Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP) e i fabbisogni standard. Ora come se non fossero stati già confezionati danni contro il Mezzogiorno, si intende proseguire come se nulla fosse accaduto, per spingere sulla strada del seccessionismo dei territori ricchi, senza guardare  al livello, già in atto, della ingiustizia e della offesa già fatta ai principi costituzionali. L’unica cosa che si vuole proseguire è la tecnica dell’insulto a chi, con argomenti, si oppone. L’Istat racconta che ci sono più lavoratori dipendenti nella Pubblica Amministrazione, in numero ed in percentuale con i residenti, ce ne sono di più nella Sanità e nella Istruzione. Allora prima un buon riequilibrio e poi, insieme facciamo LEP e prestazioni standard a favore degli abitanti del paese che ci piace.

Autonomia Differenziata Notizie d’Abruzzo