Biblioteca dei Socialisti

30 anni fa Craxi ai Deputati. Dalla cronaca alla storia. Ora ne possiamo parlare.

Il PSI reggeva la propria struttura politica ed organizzativa, sulla base delle correnti, che una volta in fase congressuale non si scioglievano, magari si trasformavano, si univano o si separavano, ma davano l’ossatura al partitoI. Quindi permaneva un “caldo” dibattito politico, molto duro e restio a concedere, spazio alle altre correnti, anzi i suoi gruppi dirigenti rappresentavano la risultante del voto degli iscritti. Nello scenario social-democratico europeo cambiavano le sigle, ma lo schema era lo stesso. Quindi ero consapevole, quando decisi di fare parte della corrente Lombardiana, alla quale per la verità, come si usava a quei tempi, mi iscrissi per battere la deriva “revisionista”  introdotta dalla unificazione socialista PSI-PSD. Come è finita quella esperienza è nota ai più, il resto è stata storia personale, che oggi mi trascina a parlarne per  proporre, senza la stessa autorevolezza, una lettura del pensiero di Bettino Craxi. Mi interrogo da anni sul significato dell’intervento di Craxi al Parlamento, ma i giudizi dati in quel tempo unitamente alla strumentalità di chi si proponeva il solo scopo di lucrare sulal vocenda politica e personale, mi hanno fatto decidere una passo fondamentale, cioè la necessità di affidare giudizi e considerazioni ad una categoria: quella degli storici. Oggi che sono passati 30 anni da quando Bettino Craxi pronunciò il suo discorso davanti alla platea dei Deputati alla Camera, possiamo azzardare qualeche riflessione. Dal punto di vista della ricostruzione storica, ricordo, ai più, che l’occasione venne data dalla discussione sulla fiducia al governo Amato. In un precedente scritto già mi sono soffermato sul valore del discorso fatto dall’uomo, e del perché in un luogo “sacro”, posto a fondamento della democrazia italiana. Craxi scelse quel momento e quella sede, perché culturalmente sentiva la necessità, di spiegare il valore delle valutazioni errate compiute sul piano politico e personale, ma anche del grande rispetto da dare al tema. Un tentativo non riuscito, perchè gli interessati, appartenenti al logoro sistema politico, non consentìrono ne concessero questa interpretazione. Molto più comoda era la “costruzione”  fatta su chi nel frattempo era indicato come il campione eretto a simbolo di un regime fondato sulla corruzione.  Tutti sappiamo quali furono, all’indomani di quel discorso, i giudizi su Craxi e, sul perché aveva presa la parola. Una fra tutte la frase guida del giornalista Scalfaro, “Tutti ladri nessun ladro”. Un giudizio rapido, fatto da un uomo che pur essendo stato salvato da Craxi dalla prigione sicura, grazie alla sua elezione a deputato del PSI, perché condannato  per le sue pubblicazioni artatamente false. Eppure, tra i tanti, si era eretto a difensore della morale pubblica, come se non esistesse una questione che riguardava un intero sistema, per proclamare la più becera delle conclusioni.  Eppure Craxi, non solo ammetteva le responsabilità “proprie”, ma chiedeva di ragionare, su quelle accuse, per avviare una “riflessione” collettiva sullo stato dell’intero sistema istituzionale. Secondo Bettino urgeva una risposta della politica e, quindi quale poteva essere luogo migliore del parlamento. Ma questo “consegnarsi” da parte di Craxi alla storia, venne letto, o strumentalmente, come visto, dai seguaci di Scalfaro oppure poco degno di tanto clamore su tema solo da sussurrare, anzi da spazzare via come polvere sotto il tappeto della omertà di tutti. In fondo oggi dopo 30 anni, in questa “ambaradan” della sotto cultura politica italiana, figlia del tempo e di coloro che non hanno voluto o non sono stati in grado di risolvere proprio i temi della corruzione nel sistema politico, non sarebbe male che crescesse una voglia di capire cosa voleva dire un leader del suo tempo, che aveva partecipato e impersonato i limiti e le storture di un sistema tanto diffuso quanto sbagliato e corrotto. Ho letto, grazie ad una articolo, inviatomi da Aldo Ronci che : “L’Italia è il Paese dove non si fanno mai i conti con la propria storia, dove i passaggi storici non lasciano mai un segno, dove i processi, sia politici che giudiziari, non finiscono, non si chiudono, lasciando vuoti che non si riempiono”. Chi può dire che il nostro paese, dopo la scomparsa dei vecchi partiti, o della nascita di nuovi partiti, con un sistema politico alimentato   da gruppi e gruppuscoli, di dubbia rappresentanza e consistenza, abbia fatto i conti con la corruzione e con sé stessa?. Tutto questa richiede una “discussione” non rancorosa, perché è così che si affronta la storia, con analisi scientifiche e pensiero libero da pregiudizi di parte. Tutto per dare una mano ad una democrazia ferita dal mancato rispetto del valore del voto , ma anche dalle “offese” in corso sul ruolo del  Parlamento. Un approfondimento offerto dal LINK:  Dopo l’intervento di Craxi al Parlamento, nessun dibattito. Occasione perduta del 2 Maggio 2022